Quando dalla stazione radio di Granarolo Taviani diede la grande notizia: “Genova è libera!”
L'insurrezione di Genova fu decisa dal Comitato di Liberazione della Liguria nella notte tra il 23 e 24 aprile 1945, ad esito di una riunione presieduta da Paolo Emilio Taviani.
All'alba del 24 aprile, tremila partigiani in armi entrarono in azione.
A loro si unirono molti operai e gente comune di ogni età.
Dei fascisti non c'era più l'ombra; nessuno di questi aveva avuto il coraggio di opporre la benché minima resistenza.
Solo quelli della Decima Mas si erano uniti ai militari tedeschi che presidiavano il porto.
Ma se i repubblichini erano svaniti nel nulla, non altrettanto si poteva dire dei militari tedeschi, che combattevano strenuamente.
A sera del 24 aprile gran parte della città era saldamente in mano alle forze del C.L.N.
Sotto il controllo tedesco restavano però il porto, l'Istituto idrografico della Marina, la fortezza di San Benigno, le batterie di Monte Moro, San Quirico, Murta e Coronata; i presidi militari di Villa Raggio, Via Giordano Bruno e Villa Eden a Nervi.
All'alba del 25 aprile riprese la battaglia, con gravi perdite inferte dai patrioti alle postazioni militari tedesche.
Ciò che convinse il comandante tedesco Gunther Meinhold ad arrendersi fu la notizia dell'imminente arrivo in città delle divisioni partigiane bene armate e addestrate provenienti dalle valli Trebbia, Stura, Scrivia, D'Aveto e il progressivo avvicinamento degli alleati, giunti oramai a Sarzana.
Ebbe un ruolo importante anche la paziente attività di mediazione svolta dal cardinale Pietro Boetto, a sua volta coadiuvato dal vescovo ausiliario monsignor Giuseppe Siri.
Alle ore 20:00 del 25 aprile, presso la residenza arcivescovile di Villa Migone, le parti belligeranti sottoscrivevano l'atto di resa delle truppe d'occupazione.
A firma avvenuta, il generale Meinhold consegnò la pistola d'ordinanza nelle mani del partigiano Remo Scappini.
Non tutti i presidi militari obbedirono al generale Meinhold e taluni provarono a opporre una strenua resistenza; ma i partigiani e i cittadini in armi portarono l'ultimo e decisivo attacco contro le truppe tedesche del porto, quelle asserragliate presso le batterie di Monte Moro e San Quirico, la fortezza di San Benigno, i presidi militari in Via Giordano Bruno e Villa Eden a Nervi.
Dalla stazione radio di Granarolo, già alle ore 9:00 del 26 aprile, Paolo Emilio Taviani diede ai genovesi e all’Italia intera la grande notizia: "Genova è libera! Popolo genovese esulta!
Per la prima volta nella storia di questa guerra, un corpo d'esercito si è arreso dinanzi alle forze spontanee di un popolo: il popolo genovese".
Questa è soprattutto la storia di un popolo, che merita di essere ritrovata e raccontata.
Una storia che è valsa alla città di Genova la medaglia d'oro al valor militare.
Nella pubblicazione "Breve storia dell'insurrezione di Genova" (edita da Le Monnier), Paolo Emilio Taviani conclude così il suo racconto: "nelle radiose giornate di aprile il popolo genovese ha ritrovato il suo onore, la coscienza delle proprie possibilità, il proprio posto nell'ambito dei popoli civili".
Gian Luca Buccilli
Capogruppo di Civica in Comune a Recco