Quando Alitalia era genovese
A leggere le cronache attuali di Alitalia c'è da rimanere perplessi. Un tempo la compagnia di bandiera
ci riempiva d'orgoglio. In questi anni invece si è letto solo di tagli, scioperi, esuberi. E ogni volta si parla di esuberi per migliaia di persone. E ci si domanda: ma allora se non servivano, cosa li avevano assunti a fare?
Una pasionaria, Maruska Piredda, era stata inviata a Genova da Antonio Di Pietro, sistemata con il famigerato listino nella Regione Liguria, dove con i fondi del partito si è comprata pure le mutandine col pizzetto. Chissà che fine faranno le pasionarie di oggi, speriamo che non le dirottino su Genova.
Per un certo periodo Alitalia è stata anche genovese, al vertice c'era Fausto Cereti, figlio del Magnifico Rettore. Ma il periodo d'oro era già finito. La storia insegna che il periodo migliore è stato quello della presidenza Nordio. Il quale Nordio aveva voluto con sé a Roma un giovane democristiano genovese, Egidio Pedrini, che si stava facendo le ossa nel consiglio provinciale.
Pedrini ha poi fatto tante altre cose, è stato in Parlamento e oggi è tornato a fare il sindaco a Zeri. Ma sicuramente il momento migliore della sua carriera è stato quello in Alitalia. Era il responsabile delle relazioni pubbliche, praticamente il numero due nell'organigramma. Con Pedrini (e Nordio) Alitalia produceva utile e non deficit. Il pierre aveva conquistato tanti amici per Alitalia senza gravare di una lira sul bilancio. Metteva a disposizione dei giornalisti più importanti biglietti omaggio per ogni parte del mondo. I biglietti erano validi solo se rimanevano posti vuoti, ma gli aerei non erano mai completi, e poi se c'era il tutto esaurito il giornalista poteva sempre prendere il volo successivo. E ovviamente nei loro servizi quei grandi giornalisti trovavano il modo di parlare di Alitalia.
Sui giornali apparivano pagine di pubblicità Alitalia. Anche queste non costavano una lira alla nostra società di bandiera, era un cambio merce con i biglietti aerei. Ricordo che Leda Caruso, allora moglie di Cesare Lanza, li utilizzava anche per andare dal suo parrucchiere a Parigi.
Proprio Lanza nel 1984 mi designò come inviato de "Il Lavoro" in California, primo volo diretto Roma-Los Angeles (con scalo tecnico a Chicago) in vista delle Olimpiadi. A fare gli inviti era stato, naturalmente, Egidio Pedrini. Volo in top class. All'aeroporto di Los Angeles una limousine ci portò al Bevery Hilton, la location di tanti film. In albergo l'addetto stampa di Alitalia ci avvertì che potevamo telefonare a volontà, anche gli extra sarebbero stati saldati da Alitalia.
Cene nei migliori ristoranti, con vista sul Golden Gate. Escursioni a San Francisco, Las Vegas e nella Sylicon Valley. C'erano i giornalisti più famosi. Tutti orgogliosi della nostra compagnia di bandiera.
Oggi a salvare Alitalia sono dovuti arrivare gli arabi. Una volta, per farla grande, sarebbe bastato un Egidio Pedrini.
Elio Domeniconi