Statuto della Regione, Sansa: “Toti Primo, re di Liguria cambia la nostra vita”
“Non è semplice. Provare a coinvolgere l'opinione pubblica in una battaglia contro il cambio dello Statuto della Regione Liguria. La grande maggioranza di noi cittadini nemmeno sa che esiste uno Statuto della Regione e non lo ha letto. E' comprensibile, siamo convinti che ci sono, soprattutto in questo momento, problemi più drammatici nella nostra vita. Lo Statuto lo sentiamo lontano, roba di codici e codicilli”. Così scrive su Facebook il consigliere regionale Ferruccio Sansa.
“Eppure le modifiche - continua Sansa - proposte da Toti e dal centrodestra allo Statuto possono incidere proprio sulla nostra esistenza quotidiana: sulla salute, la sanità pubblica, il lavoro e le tasse, l'ambiente, i trasporti, l'istruzione, la cultura. Insomma, avranno un effetto concreto. Concretissimo. E rischiano di creare un sistema di potere inattaccabile, insindacabile che sfugge a qualsiasi controllo. Come? In pratica se le modifiche passeranno rischiano di dare a chi governa la Regione - al Presidente in persona - una potestà quasi assoluta. Nascerebbe una specie di monarchia: il Toti Primo. Sono dubbi che sono stati confermati oggi in Commissione dopo l'audizione di Andrea Pertici, noto professore di diritto costituzionale all'università di Pisa”.
Poi il consigliere regionale critica una serie di scelte del governatore.
“Primo punto: nasce la figura del Sottosegretario. Anzi, sono tre, come poche altre regioni italiane. Altre poltrone, altri soldi che vanno. Ma la questione è ben più seria: la Regione Liguria nei mesi scorsi ha già varato altre due nuove figure: l'unità di missione e i commissari. Tutti scelti dal Presidente in perfetta solitudine e senza controlli. Tutti risponderanno soltanto a lui che potrà immediatamente revocarli. Ora ecco arrivare anche i Consiglieri regionali delegati e i Sottosegretari. Ormai Toti disporrà di una 'milizia politica personale'. A cui si aggiungono, ovviamente, gli assessori. Ma questi ultimi, almeno, in Giunta possono votare anche contro il Presidente. Insomma, hanno diritto a manifestare dissenso. Ora no: responsabili di unità di missione, commissari, sottosegretari e consiglieri delegati non voteranno e di fatto saranno 'miliziani' del Presidente.
Non solo. Cade la separazione tra il potere esecutivo del Presidente e quello legislativo (ma anche di controllo) del Consiglio. In sostanza tra chi le leggi deve applicarle e chi deve approvarle. Perché, come si diceva, nascono le figure dei sottosegretari (che potranno essere anche consiglieri) e dei consiglieri delegati (in pratica dei consiglieri che svolgeranno una figura a metà strada tra esecutivo e legislativo). Immaginate in concreto le conseguenze: i Consiglieri - che fanno parte della 'squadra' che approva le leggi e controlla l'operato del Governo regionale - potranno essere arruolati anche nella squadra di chi governa. Staranno dalle due parti della barricata. Proviamo proprio a vedere la scena: il Presidente potrà promuovere Sottosegretari - o consiglieri delegati - i consiglieri più fedeli. O potrà anche scegliere i più critici proprio per condizionare le loro posizioni e ammorbidire il dissenso.
Una riforma che, ovviamente, toglie ogni ruolo all'opposizione. Ma, se possibile, umilia ancor di più i consiglieri di maggioranza che, quando verrà posta la fiducia, potranno votare soltanto a favore e saranno ridotti a passacarte.
Il Presidente diventerà quasi onnipotente. E il Consiglio, che dovrebbe vigilare nell'interesse di tutti i cittadini, sarà totalmente spogliato di un effettivo potere.
Ma il punto più grave è un altro: la mozione di fiducia, che potrà essere posta su tutti i provvedimenti più delicati. Se i consiglieri votano contro il Presidente, se ne vanno a casa. Perdono il lavoro, la poltrona e le palanche.
Con due articoli dello Statuto di fatto il Consiglio Regionale perde quasi tutto il suo potere. E qui non vogliamo difendere i nostri privilegi, qui ci vanno di mezzo le tutele per i cittadini. Per tutti. Di nuovo pensiamo a una riforma della Sanità che devasti ancor di più il sistema sanitario pubblico. Pensiamo a un piano casa che apra le porte al cemento. Immaginiamo un Recovery Fund che trascuri la digitalizzazione o la transizione verde. Di questo parliamo, anche di lavoro, di aree dismesse che magari potrebbero diventare centri commerciali.
Ecco, le modifiche allo Statuto prevedono un massiccio ricorso alla fiducia da parte del Presidente. In pratica, Toti o chi verrà dopo di lui potrà dire: se non votate a favore di una mia proposta, cadrà il Consiglio Regionale. E tutti a casa. Chi pensate che avrà il coraggio di manifestare il suo dissenso? Nessuno.
Basterà, si dice nella proposta di modifica dello Statuto, che i provvedimenti da votare riguardino "il Programma di Governo" oppure siano "questioni di particolare importanza" e Toti potrà porre la fiducia.
Certo, la fiducia esiste anche in Parlamento. Ma c'è una differenza sostanziale: alla Camera e al Senato quando si vota contro il Governo non si va a casa. In questo caso invece la sfiducia equivale al ritorno alle elezioni.
In pratica il Consiglio Regionale sarà sotto scacco: o voti a favore o te ne vai a casa.
Sia chiaro, noi siamo contrari a questa rivoluzione di velluto non perché difendiamo il nostro potere. Ma perché sbilancia totalmente il sistema di poteri e controlli (andando contro la Costituzione, articolo 126) e lascia i cittadini alla mercé di chi comanda.
A noi queste modifiche non vanno bene in assoluto, il punto non è Toti e nemmeno il centrodestra. Sarebbero sbagliate anche se a governare un giorno fossimo noi - anzi, in quel caso ci impegniamo ad abrogarle - perché i cittadini hanno eletto un Presidente. Non un sovrano.
Queste sono norme che modificano la 'forma di governo' della nostra Regione. Sono incostituzionali”.