Scajola legge Papa Ratzinger
A Regina Coeli il direttore del carcere Mauro Mariani ha inserito il detenuto eccellente Claudio Scajola
nella Quinta Sezione, reparto Primi Ingressi.
Un reparto nuovo con solo una quarantina di carcerati e dove è applicata la cosiddetta sorveglianza dinamica. I detenuti di questo reparto sono infatti ritenuti a basso tasso di pericolosità. Durante il giorno le porte delle celle e i detenuti possono socializzare.
Fabrizio Caccia ha raccontato sul "Corriere della sera": " ...malgrado le preoccupazioni del direttore del carcere, Scajola che è al quarto giorno di prigionia dimostra di reagire bene, con un notevole autocontrollo e una sorprendente capacità di adattamento - a detta degli agenti che sorvegliano la Quinta Sezione - tanto da sembrare, in mezzo agli altri detenuti, "uno di loro". Al passaggio in corridoio nessuno ha levato contro di lui frasi ingiuriose o cori di scherno. Solo silenzio e curiosità".
Curiosità perché non è di tutti i giorni incontrare a Regina Coeli un politico che è stato tre volte ministro.
Scajola ha lasciato, secondo regolamento, all'ufficio matricola giacca e cravatta ma non ha indossato il classico pigiama a righe dei detenuti, ha portato con sé una comoda tuta. Quando ha visto che gli avevano messo a disposizione una cella singola di dodici metri quadrati, "si è fermato un attimo prima di entrare - scrive ancora il Corriere - ha guardato negli occhi gli agenti intorno a lui e poi, sorridendo, ha esclamato: "Chapeau". "Davvero complimenti - ha proseguito l'ex ministro dell'Interno - qui a Regina Coeli è tutto pulito e voi siete estremamente gentili. Grazie".
Nella cella ha trovato: un letto, due armadi, il bagno separato munito di doccia. Si è scusato dicendo che ha bisogno di un tipo particolare di alimentazione "soffro un po' di diabete", quindi niente dolci.
Ha messo sulla scrivania i libri che stava leggendo prima di essere arrestato, a partire dal "Gesù di Nazareth" di Joseph Ratzinger, il Papa Emerito. Ha portato con sé anche un libro sul Portogallo, il paese dove era andato con la moglie per le vacanze di Pasqua.
Quando erano andati ad arrestarlo nell'albergo Imperiale di Via Veneto i "suoi" poliziotti, vedendolo abbacchiato, avevano tentato di tirargli su il morale dicendogli: "Coraggio, ministro, vedrà che dal carcere uscirà presto". Ma lui, scuotendo la testa e scuro in volto aveva risposto: "Mah, non credo, stavolta la vedo dura".
Però chissà che i suoi legali non riescano a fargli dare i domiciliari. Magari a sua insaputa.
Elio Domeniconi