La Balzani boccia Genova
Francesca Balzani è stata di parola. Aveva promesso di comunicare la sua decisione dopo lo show
di Claudio Montaldo nella Sala del Munizioniere a Palazzo Ducale e così ha fatto. Niente candidatura per le Regionali in Liguria. Se ne resta a Milano a fare l'assessore al bilancio nella squadra di Giuliano Pisapia.
Nell'annunciare la sua decisione è stata diplomatica, ha detto che è suo dovere restare a Milano, alla vigilia dell'Expo 2015. In realtà resta a Milano perché non ha voglia di essere gettata nella fossa dei leoni. La Balzani aveva dato dimostrazione delle sue capacità prima in Comune, chiamata da Marta Vincenzi. Poi nel Parlamento Europeo, che aveva lasciato per la voglia di tornare a lavorare in Italia. Quella di Milano è un'esperienza importante perché consente a chi la fa di sprovincializzarsi. A Genova c'è da sempre una mentalità perdente. I genovesi sono convinti di essere i più bravi ma che il mondo ce l'abbia con loro (non si sa poi perché). Il mugugno partorisce il vittimismo e quindi la rabbia, non invoglia a pensare positivo, qua si vede sempre il bicchiere mezzo vuoto.
Abbiamo ben poche persone valide, perché i bravi se ne vanno come ha fatto la Balzani. Quando vedo su Telenord le sedute del consiglio comunale non so se ridere o piangere. Se vedo chi c'è in Regione, viene spontaneo dire: povera Liguria!
La Balzani, rispetto agli immarcescibili politici di casa nostra, ha dimostrato di avere una marcia in più. Sarebbe stata felice di mettere a disposizione della sua città la sua preparazione e la sua esperienza. Ma voleva essere accolta come un'amica, non come un'avversaria.
Quando ha visto come Claudio Montaldo, erede del vecchio partito comunista ha trattato Raffaella Paita che ha avuto il coraggio di candidarsi già due mesi fa, si è spaventata. Lei è di sinistra ma non si è ancora iscritta al PD perché sogna un PD che lavori in gruppo, come predica Matteo Renzi. Il PD alla genovese, dove tutti sono contro tutti, non le interessa. Anzi se ne sta alla larga.