Grillo non è un assassino
Che malinconia questo modo di fare politica. Fa venir voglia di non andare a votare.
Come si può scegliere il Movimento 5 Stelle dove Beppe Grillo annuncia, in caso di vittoria, un nuovo Piazzale Loreto per "impiccare" politici, manager e persino giornalisti.
Come si può credere che Matteo Renzi possa diventare un grande statista quando "Striscia la notizia" ce l'ha presentato come attore di cabaret, nel teatrino della sua Rignano imitava alla perfezione Silvio Berlusconi. Questo PD non è più il partito dei lavoratori, inserisce nel Governo soprattutto belle ragazze, imitando anche in questo l'ex Cavaliere.
Conosco Berlusconi dal 1972 quando sul Guerin sportivo scrivevo che solo lui avrebbe potuto salvare il Milan. Avevo intuito le sue grandi capacità che gli devono essere riconosciute anche da chi lo detesta. Ma mi fa pena quando definisce Beppe Grillo "un assassino" ed elogia "il coraggioso imprenditore" che ha denunciato che pretendeva di essere pagato quasi tutto in nero.
Premetto che non voterei Grillo nemmeno sotto tortura. Non reputo più intelligenti gli amici che mi confessano di votare per lui. Grillo è teatro, si diverte a mandare allo sbaraglio i suoi politici dilettanti. Continua a far soldi, ma se lo merita. Come merita gli applausi ai comizi, ma non dovrebbe essere preso sul serio. E soprattutto non dovrebbe essere combattuto con i sistemi di Berlusconi.
Il leader di Forza Italia elogia l'imprenditore che ha denunciato i suoi guadagni in nero. Ma Lello Liguori lo fa oggi che ha 80 anni e si è ritirato dal mondo dello spettacolo. Trent'anni fa, quando mi aveva confidato lo scandalo, io ero pronto a denunciarlo su "Oggi". All'ultimo momento si tirò indietro: "Ci ho ripensato, se faccio questa denuncia non lavoro più".
Ho seguito come inviato speciale de "Il Lavoro" l'incidente di Limone Piemonte e il processo al Tribunale di Cuneo. Ho intervistato i due superstiti: Carlo Stanisci che era sceso al Tenda per far correre il cane e Alberto Mambretti, che si era salvato come Grillo perché si era anche lui buttato fuori dalla macchina. Il povero Renzo Giberti, la moglie Rossana e il figlio Francesco erano dietro e sono rimasti intrappolati. Ho parlato a lungo anche con Ezio Odasso, il costruttore che gli aveva affittato la casa nel condominio San Pietro (e ne aveva venduto una anche a me) e aveva assistito alla partenza.
A proporre la gita era stato Giberti, mio amico da quando era portiere nella Sestrese. La macchina non parte. Grillo mette a disposizione il suo fuoristrada. Non conosce Limone né tanto meno la strada per Monesi. E' Giberti che lo guida,vai a destra, vai a sinistra. Nella vecchia strada militare incontrano un lastrone di ghiaccio. La macchina slitta: Grillo e Mambretti si buttano fuori, i Giberti finiscono nel burrone.
Al processo Grillo, sulla base di queste testimonianze viene assolto. Ma i giudici non lo condannano anche per l'entità del risarcimento: ai 300 milioni dell'assicurazione ne aggiunge 300 dei suoi, non si era mai visto un risarcimento così per un omicidio colposo.
Questa, signori, è la verità. Quindi definire Grillo un "assassino" mi sembra esagerato. Anche in tempi di campagna elettorale. Questa politica non ci piace più.
Elio Domeniconi