La speranza del Cardinal Bagnasco
Le notizie sono sempre le stesse: tagli di qui, esuberi di là. Non capisco in che settore saranno creati i nuovi posti
di lavoro. E vedendo i talk-show delle varie televisioni ho l'impressione che nemmeno gli illustri economisti abbiano le idee chiare. Tant'è vero che quando cambiano i governi, cambiano anche i ministri dell'economia e ognuno di essi fa tutto l'opposto di quello che faceva il suo predecessore. Come premier è stato un disastro perfino il professor Mario Monti, che pure era il leader dei bocconiani.
Ora in questi dibattiti televisivi viene invitato anche Paolo Brosio, il giornalista diventato famoso grazie al Tg4, ai tempi di Tangentopoli Emilio Fede lo mandava in onda dalla fermata del tram davanti al Palazzo di Giustizia di Milano.
Brosio ha raccontato di essere stato un puttaniere incallito. Poi durante un'orgia ha sentito la "chiamata". E' andato a Medjugorie, si è convertito e ora cerca di far proseliti per la "Regina della Pace" che in Bosnia-Erzegovina continua a far miracoli da diversi anni. Sull'argomento sforna un libro dietro l'altro e va a reclamizzarli in tivu.
Paolo Del Bebbio l'ha invitato a "Quinta Colonna", dove ci sono sempre collegamenti con i disperati che cercano lavoro. Quando è stato il suo turno, Paolo Brosio ha illustrato la sua ricetta. Se si è sull'orlo della disperazione, non bisogna sperare nei sindacati e tanto meno negli imprenditori. Brosio si è rivolto ai lavoratori senza lavoro e con l'aria più candida di questo mondo ha spiegato che in questi casi non resta che affidarsi alla Divina Provvidenza. Non ha visto altre soluzione.
E' un po' quello che pensa l'arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, che invitando i fedeli a partecipale in Cattedrale alla tradizionale messa per il mondo del lavoro, in occasione della festività di San Giuseppe: "Sarà un'occasione per pregare insieme sulle tante difficoltà e emergenze legate al tema del lavoro a Genova e non solo".
Il sindaco di Genova non è certo un baciapile, anzi è un non-credente. Eppure anche Marco Doria ha voluto essere presente in Duomo, in prima fila con la fascia tricolore. L'ha fatto, spiega una nota ufficiale del Comune, per "riaffermare l'importanza di un impegno corale della comunità genovese e delle sue espressioni istituzionali, civili, religiose e associative a sostegno dei lavoratori e per il lavoro".
E visto che siamo a Genova, affidiamoci alla Madonna della Guardia. Altre soluzioni non se ne vedono.
Elio Domeniconi