L’esempio di Monica Magnani
Ieri Monica Magnani ha compiuto gli anni. Le ho fatto gli auguri. Perché è anche mia amica su facebook.
E perché è una ragazza che ammiro molto.
Il suo compleanno mi ha poi indotto ad alcune riflessioni. Monica è una ragazza intelligente e preparata. Era l'intellettuale della famiglia, perché sua sorella maggiore ha preferito fare la moglie e la madre. Suo padre Rinaldo era fiero di lei. E lei era fiera di suo padre.
Suo padre è stato uno dei grandi personaggi della Genova del dopoguerra. Aveva cominciato a lavorare giovanissimo, sul fronte del porto. Poi l'amore per la politica - il socialismo dei grandi ideali - l'aveva portato verso le istituzioni: presidente della Provincia, presidente della Regione, presidente dell'Autorità Portuale. Tre incarichi di grande prestigio e di grande responsabilità.
Vi posso assicurare, come cronista che aveva avuto il modo di seguire il suo lavoro, che in tutte le cariche aveva ricevuto solo consensi. Tutti gli avevano riconosciuto bravura e onestà. Allora si diceva che i socialisti rubavano, ma Rinaldo Magnani non si era mai confuso con quei socialisti, il suo era il socialismo di Pietro Nenni.
Monica era la sua cocca, perché era la più piccola e anche perché pendeva dalle sue labbra. Dopo la laurea si stava affermando nel settore della moda. Ma quando è morta la mamma e il papà è rimasto solo, ha mollato tutto per stargli vicino. Gli curava anche il look.
Crollato il Psi, Magnani si era schierato con Forza Italia. Non avrebbe mai potuto andare con i comunisti, avevano un concetto diverso della democrazia. Venne presentato come candidato sindaco. Era sicuro di farcela. Mi ricordò in un'intervista che aveva sempre vinto tutte le sue campagne elettorali. Ma il partito di Berlusconi aveva troppe anime, quella socialista non poteva bastargli per conquistare Palazzo Tursi.
Rinaldo Magnani ha anche il merito di aver creato una grande donna: Renata Oliveri. L'aveva conosciuta in Provincia e l'aveva portata sempre con sé. Credo che la mitica Renata sia stata l'unica persona del vecchio Psi a ricordarsi di Monica e a darle una mano.
Si dirà che Claudio Scajola l'aveva voluta addirittura come candidata al Parlamento. Ma Monica era stata inserita nella lista di Montecitorio perché portasse voti nel nome di Magnani, non certo per farla diventare onorevole.
Questa esperienza mi ha fatto fare queste riflessioni sulle donne in politica. I vecchi marpioni fanno finta di lanciarle ma in realtà pensano solo a sfruttarle, giocano sul loro entusiasmo e anche sulla loro ingenuità. In Forza Italia e poi nel Popolo della Libertà ho conosciuto tante donne in gamba. Tutte illuse e poi bruciate.
La stessa Oliveri, apprezzata da Sandro Biasotti, che l'aveva voluta al suo fianco come assessore al Bilancio in Regione, sembrava sul punto di essere valorizzata anche da Scajola. Doveva essere la capolista al Senato. Poi alla vigilia della presentazione delle liste lo stesso Scajola le comunicò che doveva lasciare il posto a Enrico Musso.
Quello di Monica Magnani è solo un esempio: le donne in politica continuano a essere sfruttate. In Parlamento ci vanno i nominati. Poi non meravigliamoci se la gente non crede più nella politica.
-di Elio Domeniconi