Se Scialfa avesse ascoltato Vernazza…
Abbiamo scritto che il consigliere regionale Nicolò Scialfa, messo agli arresti domiciliari per le spese pazze
aveva ingaggiato due grossi calibri: Andrea Vernazza e Guido Colella, due autentici Principi del Foro.
Purtroppo la scelta non sembra indovinata perché anche in Tribunale ci vuole un dominus. L'avvocato che scelga la linea, alla quale poi il cliente deve adeguarsi. Vernazza e Colella sono invece due primedonne, due leader. Ma non hanno idee identiche. I giornalisti del "Secolo XIX" hanno infatti sentito Vernazza che, dopo il disastroso interrogatorio di Nicolò Scialfa da parte del gip Roberta Bossi, avrebbe pronunciato questo commento: "L'avevo detto io di non farlo parlare!". Il che fa intuire che tra i due grandi uomini di legge ci sia disparità di vedute sulla difesa del loro (illustre) assistito.
Ossia secondo l'avvocato Vernazza, il professor Scialfa avrebbe dovuto limitarsi a dire al giudice per le indagini preliminari: "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere". Ad un certo momento, vista la piega che stava prendendo l'interrogatorio, anche l'avvocato Colella si è trovato d'accordo di sospenderlo. Ma ormai la frittata era fatta.
La dottoressa Bossi pretendeva che Scialfa rispondesse sui fatti. Invece il professore ha menato il can per l'aia con la filosofia: sono un intellettuale, sono un fesso, sono uno che vola alto, l'ermeneutica. Probabilmente era stato lo stesso Scialfa a voler essere interrogato convinto di mettere in imbarazzo il giudice-donna con la sua parlantina. Ma Colella avrebbe dovuto impedirglielo e fargli capire che era meglio andare davanti ai giudici del Riesame (l'udienza è fissata per mercoledì) a carte ancora coperte. Quindi davanti al giudice per le indagini preliminari avrebbe dovuto stare zitto. Seguendo la linea dettata dall'avvocato Vernazza. Il quale aveva capito che Scialfa meno parla e meglio è. Soprattutto per lui.
Elio Domeniconi