Biasotti come Burlando
Sandro Biasotti e Claudio Burlando hanno un difetto in comune: la paura di dire la verità, la voglia di non scoprirsi.
Il Governatore uscente ha stupito tutti quando ha dichiarato ufficialmente che lui non ha mai indicato Raffaella Paita, detta Lella, come candidata alla presidente della Regione Liguria. Forse l'ha fatto per non danneggiarla, sapendo che non ha fama di portar fortuna. E anche per evitare che i suoi nemici (politici) diventino i nemici della Paita. In politica succede: se la Paita è una creatura di Burlando, chi non vede l'ora che il presidente tolga il disturbo non vota certo per la Paita, li considera la stessa persona.
La stessa Raffaella ha cercato di togliersi di dosso l'etichetta-Burlando rivendicando il suo curriculum che l'ha vista giovanissima capogruppo PD nel consiglio comunale della Spezia. Per dimostrare che si è fatta da sola.
Certo deve l'escalation a Burlando, che l'ha scelta come assessore alle infrastrutture e poi ha detto al partito che la vedrebbe bene al suo posto. Lo sanno tutti e l'hanno sentito tutti. Perché adesso i due fanno finta di essere degli estranei? Perché nelle dichiarazioni ufficiali Burlando rinnega tutto?
Un po' quello che sta facendo Sandro Biasotti nei confronti di Laura Lauro, detta Lilli. Non si era mai interessata di politica. Si interessava dei problemi della scuola perché ha quattro figli e si preoccupa del loro futuro. Biasotti che cercava volti nuovi per il suo movimento, aveva capito subito che con quella grinta (e anche quel fascino) avrebbe potuto farsi strada anche in politica e se l'era accaparrata. Aveva visto giusto. Perché la Lilli si è fatta valere anche a Tursi. Alle elezioni ha preso più voti di tutti e ha quindi meritato i gradi di capogruppo.
Adesso Biasotti non è solo l'unico parlamentare ligure di Forza Italia, è anche il coordinatore regionale. E a sua volta ha nominato la Lilli coordinatore metropolitano. Non solo: ora che si avvicinano le elezioni regionali sarebbe lieto che la sua pupilla passasse in Regione (dove si guadagna come al Parlamento). Si è parlato di lei addirittura come possibile candidata alla presidenza.
Nel frattempo ci sono state le elezioni per la città metropolitana e l'elezione della Lauro era considerata scontata visto il suo ruolo di capogruppo a Tursi e coordinatrice metropolitana. Invece è stata clamorosamente esclusa. Ha preso solo tre voti: il suo, quello del fedelissimo Stefano Balleari e quello di un consigliere di Chiavari (si dice).
Una débâcle per Forza Italia e in particolare per Biasotti, Franco Marenco e altri ne hanno chiesto le dimissioni (si dice che esponenti nazionali del partito verranno a capire come stanno le cose). Ma Biasotti canta addirittura vittoria: "Non c'era una lista di Forza Italia - ha dichiarato al "Secolo XIX" - e abbiamo lavorato per dare spazio ai sindaci di area: obiettivo pienamente raggiunto". Cioè pretenderebbe di attribuirsi meriti nell'elezione di Carlo Bagnasco, il sindaco-rivelazione di Rapallo.
Ma la frase che ha stupito è un'altra: "Mai fatta campagna elettorale per la Lauro".
Perché rinnegare questa amicizia riconosciuta da tutti? Forse perché la Lilli ha perso. E quando uno perde, tutti lo scaricano. Ma Biasotti questo non avrebbe dovuto farlo.
Elio Domeniconi