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Toti al governo: “Serve un cambio di passo, uno scatto”

Giovanni Toti

 “Serve un cambio di passo in tema vaccini, ristori e anche nella divisione del Paese in zone. Perché chiudere l'Italia in un’omogenea o quasi fascia rossa? Meglio dare mandato a Regioni e sindaci di fare misure mirate”. Così scrive su Facebook il presidente Giovanni Toti a commento dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: 

«L'ho detto a Draghi: considero questo un "decreto ponte" tra passato e futuro. Non c'era tempo per cambiare linea, inutile essere velleitari: un governo di unità nazionale serve proprio per affrontare le difficoltà insieme e senza scaricare l'uno sull'altro le responsabilità. La maturità della politica si vede ora». 

- Quindi ha senso agire in continuità?
«Ha senso oggi ma va cambiato passo al più presto. A partire dal piano vaccinale. Perché, come sanno bene capo della Protezione civile e commissario per l'emergenza, non basta dire "acceleriamo con i vaccini", ma bisogna usare strumenti eccezionali: se siamo in tempo di guerra — e lo siamo — bisogna usare strumenti di guerra».

- Quali?
«Per cominciare, una legislazione speciale per i vaccini. Serve una legge che semplifichi le procedure per il consenso informato, che allarghi la platea di chi può vaccinare anche fornendo un breve apprendistato a chiunque possa iniettarli, e serve uno scudo penale che protegga chi vaccina. Non può essere che se c'è una vittima, come purtroppo è dimostrato che ci si può attendere, si subiscano conseguenze penali. Anche su questo, massima responsabilità».

- Lei chiede l'obbligo di vaccinazione per il personale sanitario?
«lo dico che chi cura persone fragili deve essere vaccinato. Se non vuole deve essere destinato ad altri incarichi. Vale per i medici, per gli infermieri, ma penso anche agli insegnanti a contatto con ragazzi che non possono essere protetti, perché non è prevista vaccinazione per loro».

- Insomma, al governo chiede uno scatto?
«Sì, servono scelte che possono anche scontentare l'uno o l'altro. Oggi il cambiamento non c'è: lo capisco, do tempo, ma non c'è. Me lo aspetto anche sul decreto ristori, anche facendo come in Usa dove anziché finanziare in eterno la cassa integrazione si danno risorse alle aziende per riassumere i licenziati o pagare loro una nuova formazione».

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