Delasem, Gian Luca Buccilli: “Genova luogo della memoria”
Dal consigliere comunale di Recco Gian Luca Buccilli (lista Civica) riceviamo e pubblichiamo.
La Germania nazista si dedicò con tutte le sue energie alla più criminale impresa della storia moderna: lo sterminio degli ebrei d'Europa.
La persecuzione eseguita dal Terzo Reich fu contrastata anche attraverso iniziative di soccorso che ne mitigarono i tragici effetti. Una di queste ebbe l'epicentro a Genova.
Delasem è l'acronimo di Delegazione per l'assistenza degli emigrati ebrei, costretti a lasciare la Germania ovvero a fuggire dai territori invasi dall'esercito nazista.
Fondata il primo dicembre del 1939, stabilì la propria sede a Genova, in Piazza della Vittoria.
La direzione della Delasem fu affidata all'avvocato civilista Lelio Vittorio Valobria, ebreo genovese e figura apicale dell'Unione delle comunità israelitiche in Italia.
Ai profughi ebrei la Delasem forniva cibo, medicinali, abiti, documenti, biglietti e visti per l'espatrio.
L'organizzazione, finanziata in buona parte con valuta estera proveniente da enti ebraici internazionali, poteva contare su ventisette referenti (uno per ogni città dove era presente una comunità ebraica) e su una solida rete di volontari.
Le leggi razziali promulgate nel 1938 privarono gli ebrei dei più elementari diritti civili ma fino al 1943 la loro vita non era in pericolo.
Chi dall'estero riusciva a trovare rifugio in Italia poteva poi raggiungere un paese sicuro.
La Delasem aiutò 5 mila profughi ebrei a espatriare.
Grazie al porto e alla vicinanza con il confine francese, Genova era la base logistica ideale per organizzare gli espatri e condurli a buon esito.
Con l'entrata in guerra dell'Italia, fu impartito l'ordine di internare gli ebrei stranieri.
La Delasem proseguì l'opera di assistenza, assegnando un proprio rappresentante a ognuno dei trenta campi allestiti in Italia.
L'aiuto fornito agli internati divenne principalmente economico: lo Stato erogava a ciascuno di loro un modesto sussidio (6 lire al giorno) che l'ente integrava con risorse proprie.
Nel frattempo i volontari della Delasem continuarono a seguire le pratiche di espatrio.
Le cronache di allora raccontano come nei primi mesi del 1942 l'organizzazione portò a termine una missione esemplare.
Lelio Vittorio Valobria fu informato che a Lubiana i nazisti tenevano in ostaggio 53 giovanissimi ebrei, ai quali le SS avevano assassinato i genitori.
L'avvocato genovese organizzò una spedizione che mise in salvo i ragazzi e li trasferì a Nonantola (vicino a Modena), dove trovarono ospitalità presso un grande edificio denominato Villa Emma.
A seguito dell'occupazione tedesca "i ragazzi di Villa Emma" furono prima nascosti e poi aiutati a fuggire in Svizzera grazie alla collaborazione degli abitanti di Nonantola.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e gli avvenimenti che ne seguirono, tutti gli ebrei italiani e stranieri vennero fatti oggetto di un'implacabile persecuzione.
La Delasem fu sciolta e costretta a operare in clandestinità.
Diversi delegati locali furono arrestati, mentre i nazisti deportavano gli ebrei dall'Italia verso i campi di sterminio oltre confine.
La Delasem continuò a distribuire aiuti materiali e documenti falsi utili per la fuga nonché a trovare luoghi di asilo.
I collegamenti e il flusso di denaro tra la Svizzera e la sede di Genova rimasero sempre attivi anche grazie al Nunzio apostolico a Berna, Monsignor Filippo Bernardini.
Lelio Vittorio Valobria, prima di riparare in Svizzera, chiese all'Arcivescovo di Genova, Cardinale Pietro Boetto, di prendere in consegna l'intero archivio della Delasem.
Sua Eminenza non esitò un attimo: affidò a Monsignor Francesco Repetto, suo segretario particolare, l'eredità dell'intera missione dell'ente di soccorso ebraico.
La Curia genovese assicurò sostegno economico agli ebrei perseguitati e in fuga, li nascose nei locali dell'arcivescovato per sottrarli alla cattura e a una sicura deportazione, funzionò come centrale operativa per la distribuzione degli aiuti internazionali agli ebrei presenti nei territori della Repubblica di Salò.
Nel luglio del 1944 Monsignor Francesco Repetto, braccato dalla Gestapo, fu costretto a rifugiarsi in montagna.
Don Carlo Salvi ne continuò l'opera fino alla Liberazione.
Il Cardinale Pietro Boetto e Monsignor Francesco Repetto sono stati inseriti nel novero dei Giusti tra le nazioni dallo Yad Vashem, l'istituzione ebraica per la memoria della Shoah.
Dopo la Liberazione e fino al 1947, il compito dei nuclei dei Delasem fu quello di favorire i ricongiungimenti familiari e il viaggio verso la terra di Israele (Eretz Yisrael), "promessa da Dio ai discendenti di Abramo attraverso suo figlio Isacco e agli israeliti, discendenti di Giacobbe, nipote di Abramo".
Gian Luca Buccilli
Capogruppo di Civica - Recco