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Il consiglio di Maroni a Toti: datti da fare

Giovanni Toti e Roberto Maroni

In occasione della presentazione del suo libro “Il rito Ambrosiano” alla Feltrinelli di 

Genova, alla quale hanno partecipato Giovanni Toti e un parterre di politici di tutto rispetto: Sonia Viale, Ilaria Cavo, Marco Scajola, Stefano Anzalone, Mario David Mascia, Alfonso Gioia, Arianna Viscogliosi, Barbara Grosso, Francesco Maresca, Stefano Costa e Nicola Solimena con il papà, il notaio Federico Solimena che ha invitato l’ex ministro a assumere il comando del centrodestra, Roberto Maroni ha spiegato come vede il futuro del centrodestra e da' un consiglio al governatore ligure.

“Il centrodestra secondo me – racconta Maroni - non esiste più come terminologia. Il centrodestra era un’alleanza con un centro moderato, Forza Italia, e una destra o comunque un partito diverso dal centro moderato. Dopo le elezioni, con questo governo quello schema non esiste più, è uno schema del passato, uno schema che non è più riproponibile. Oggi il centrodestra si chiama sovranismo-populismo, e non c’è il sovranismo di centro o moderato o di destra, c’è il sovranismo, punto. C’è la possibilità di un’articolazione dentro a questo schema? Io dico di sì. L’articolazione è il sovranismo, cioè il rafforzamento dei poteri del governo di Roma e accanto c’è l’altra componente che è quella dell’autonomismo, che è quella del federalismo, che è quella degli enti locali, che è quella dei territori, che è quello del principio di sussidarietà che non è mai stato attuato pienamente e che vuol dire che tutto ciò che può fare il sindaco deve essere lasciato al sindaco del comune e solo quello che lì non si può fare deve passare al livello superiore, alle province, e solo quello che la provincia non può fare deve passare alle regioni, e solo quello che la regione non può fare deve passare al governo centrale.
Secondo me il futuro del centrodestra non potrà essere un centro moderato con Silvio Berlusconi e qualche altra cosa, ma dovrà essere qualcosa di nuovo che i governatori delle regioni possano ben interpretare. Quindi, datti da fare, caro Giovanni”.

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