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Serafini: vedere i dati del turismo mi sconforta

Elisa Serafini

L’ex assessore comunale al Marketing territoriale Elisa Serafini interviene sul pesante calo

del turismo a Genova. Ecco il suo post.
Vedere i dati del turismo a Genova nel periodo di Natale-Capodanno (-30%), mi sconforta e mi preoccupa molto. Da ex Assessore al Marketing Territoriale, e da professionista del Marketing, mi permetto di fare una riflessione, che forse farà arrabbiare qualcuno, ma che scrivo con un intento costruttivo, per provare a mettere in discussione il paradigma su cui si è realizzata la narrazione "post-ponte".
E' evidente che questa retorica compassionevole, non sta servendo a nulla. La scelta è stata quella di trasformare Genova e la Liguria nella nuova Amatrice. Comprate il pesto, piangete i morti, a tempo indeterminato. Questo approccio, però, uccide la percezione di una città. Oggi Genova è percepita come una città inefficiente e depressa, dove non succede nulla, si piange, e per "aiutarla" si può solo comprare il pesto. Si è scelto di ridurre gli eventi a piccole iniziative silenziose, per non "offendere le vittime". Ma cosa si intende con "non offendere le vittime"? Far perdere introiti ad albergatori e commercianti vuol dire non offendere le vittime? Far rischiare il posto di lavoro a imprenditori e dipendenti, vuol dire non offendere le vittime? Un po' di mesi fa, qualcuno ha scelto di "ammazzare" il Monster Festival, il festival di Halloween dedicato ai bambini, pensato, insieme agli albergatori, per aumentare i flussi alberghieri nei momenti di bassa stagione. Sui giornali si leggeva: "C'è stata una tragedia e parlare di mostri non va bene. Poi la Curia non è d'accordo". Così abbiamo appreso che nel 2018 non solo non si può parlare di mostri e animali di fantasia, ma che le strategie di promozione della città le decide la Curia. Per Capodanno, avrebbero potuto esserci due strade: proseguire con la programmazione già avviata (che non era questa), oppure associare un evento al tema del sostegno alle vittime, invitando dei veri BIG della musica internazionale, che potessero attrarre decine di migliaia di visitatori. Invece si è scelto di realizzare eventi sottotono, nulla che abbia funzionato, purtroppo, dati alla mano. E dispiace, perché credo che con un po' più di coraggio e un approccio un po' meno "politically correct" e orientato al compromesso, questa città avrebbe potuto registrare valori diversi, valori che impattano sulle attività economiche, sulla vita delle persone. Chiudo con qualche aneddoto. Ogni evento che ho proposto e sostenuto, nel mio anno di lavoro, è stato criticato da qualcuno: "lo scivolo d'acqua in Via XX Settembre distrarrà dai saldi", "Il capodanno con gli Ex Otago e l'Hip Hop Festival sono cose da comunisti", ma, io, forse sbagliando, cercavo di non considerare troppo queste critiche, aspettando i risultati, il più delle volte positivi. Ho sempre pensato che non si potessero proporre politiche pubbliche senza "scontentare" qualcuno. La strada del compromesso, dell'accontentare ogni campana e ogni capriccio, pagherà politicamente sul breve termine, ma dubito che possa portare, nel lungo periodo, ai risultati che questa città avrebbe potuto raggiungere. Il mio invito, che scrivo con la speranza che Genova possa tornare a crescere, è quello di avere più coraggio. Si apra un nuovo capitolo, di azioni e scelte coraggiose, anche sfrontate, se necessario, che facciano magari arrabbiare o discutere, ma che funzionino. Portare turismo e investimenti a Genova è la miglior risposta che la città può dare a questa tragedia.

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