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E adesso tutti a votare

Susy De Martini

Il crollo del Ponte Morandi a Genova, non ha causato ‘solo’ la morte di 43 innocenti

persone, centinaia di sfollati, ed un danno socioeconomico incalcolabile. Infatti, il crollo di quel del ponte, ha fatto anche precipitare, dopo lo sconcerto iniziale, quel poco di fiducia che gli italiani ancora potevano avere nelle Istituzioni, oltre che nella politica degli ultimi decenni. Il vergognoso balletto di responsabilità, al quale stiamo assistendo, fra governi, istituzioni ed enti non è più tollerato da nessuno di noi. Non ne possiamo più di sentir parlare dei cosiddetti poteri forti, dotati più o meno di cupole. La maggioranza degli Italiani, e soprattutto quelli che da un bel pezzo non vanno più a votare, e che spesso hanno dovuto abbandonare il proprio Paese, per lasciare spazio a qualche raccomandato, sono del tutto estranei a tali poteri e cupole e non li sopportano proprio più. Ne sono disgustati, quando non ne sono vittime, come i morti di Genova, non certo i primi ad essere uccisi da superficialità, incuria, arroganza e sete di denaro. Sì, perché sempre, negli scandali che hanno travolto il paese più bello del mondo, le quattro piaghe si sono manifestate unite, nella loro prepotenza strisciante.
Adesso davvero basta! E’ arrivata l’ora nella quale tutti gli Italiani, in patria e all’estero, che, avviliti e disgustati, non hanno più votato, ritornino a farlo, per impedire in futuro prosegua ciò che è avvenuto, anche per loro responsabilità.
Perché parlo di responsabilità oggettiva di chi non vota? Perché condivido le parole di John Nathan, il quale affermava, già molti anni fa che: “I cattivi amministratori sono eletti dai bravi cittadini che non vanno a votare”.
Ma chi parla di cupole e poteri forti, in questi giorni, come in passato, riferendosi a collusioni fra gruppi di potere e istituzioni è davvero convinto di quello che dice? Chiedo di più: è davvero convinto di quello che pensa? E chi legge, chi ascolta, che opinioni si può fare? Quale è il reale significato di queste affermazioni, inaccettabili, così come sono formulate ma che nascondono una verità molto più complessa.
Consiglio a tutti la lettura di un libro, dal titolo ben poco rassicurante: “Democrazie Mafiose”.
Scritto nel lontano 1971 da Panfilo Gentile, acuto professore di Filosofia del Diritto e riscoperto recentemente da Gianfranco de Turris e Sergio Romano, Democrazie Mafiose è un’opera tragicamente significativa.
Questo il sottotitolo: “L’altra faccia del sistema democratico: come i partiti mantengono il potere”.
Cosa sono allora le democrazie mafiose di cui Gentile parla, e che cosa hanno a che fare con cupole e poteri forti, locali e nazionali? Sentite: “Le democrazie mafiose sono rappresentate da quei regimi che, nel quadro delle istituzioni democratiche tradizionali, ovvero volontà popolare, governo rappresentativo, accettazione delle decisioni di maggioranza e rispetto delle minoranze, riescono ad esercitare il potere, e a conservarlo, attraverso il sistematico favoritismo di partito. In altri termini le democrazie mafiose sono regimi di tessera, né più né meno dei veri e propri regimi totalitari. La differenza fra i due sistemi è che nei regimi totalitari vi è una tessera unica, mentre nelle democrazie mafiose sono consentite più tessere. In realtà, siccome si tratta di tessere confederate al vertice, è pur sempre di un’unica tessera: quella di coloro che stanno al potere. Infine: la tessera del potere “.
Credo non sia necessario aggiungere una sola parola ma doveroso compiere una sola azione: andare tutti ma proprio tutti, a votare.

Susy De Martini

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