Psicologia e comportamento di Mattarella
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rigettando la proposta di Governo 5 Stelle e Lega,
ha manifestato una palese dimenticanza, più o meno inconscia, della volontà degli elettori, così calpestata e tradita. Frotte di Costituzionalisti seri e di personaggi più o meno opportunisti, si sono precipitati a dire che è giusto e che va benissimo così.
Da un punto di vista psicodinamico però la storia è un’altra. Il compito centrale della psicologia, si sa, è la comprensione del comportamento umano che, come ben sappiamo, è estremamente complesso.
In genere, la psicologia moderna ha tentato di analizzarlo compiutamente, scomponendolo in campi di studio relativamente separati, fra i quali l’apprendimento, il linguaggio, le varie fasi della vita, la famiglia, il lavoro e così via. Ma della psicologia dell’elettore o del politico, ne è mai importato qualcosa a qualcuno, al di là della contingenza dell’elezione di turno?
Erich Fromm nel saggio “Psicanalisi della società contemporanea”, dedica un intero capitolo proprio al tema della politica e delle libere elezioni. E’ interessante la premessa che riporto integralmente: “se per democrazia si intende la possibilità dell’individuo di esprimere la sua convinzione e di affermare la sua volontà, si presume che egli abbia una convinzione e abbia una volontà”. Ne consegue che se noi elettori fossimo più informati e responsabili nelle nostre scelte politiche e più determinati a farci rispettare, allora forse gli eletti e le cariche istituzionali, risponderebbero meglio alle nostre esigenze.
Sembra invece che noi cittadini, influenzati dai mass media che agiscono come potenti persuasori, anche se di colori diversi, siamo in grado di sviluppare soltanto opinioni e pregiudizi ma non convinzioni. Sicuramente simpatie e antipatie ma non siamo in grado, se non raramente, di attuare la nostra precisa volontà, perché in realtà non siamo in grado di riconoscerla più.
Viviamo quindi condizionati dalla pubblicità in ogni sua forma e questo ci separa, ovvero ci aliena, da ciò che veramente sarebbe la nostra libera scelta, che non sappiamo neanche più quale potrebbe essere!
Votiamo quindi male informati, benché leggiamo regolarmente il giornale e guardiamo la TV, apprendendo di milioni di euro spesi, o persi, di milioni di persone uccise, di spread che salgono o scendono, cifre e astrazioni che non ci danno alcuna interpretazione concreta di quanto sta succedendo, in quanto tutto assume una dimensione irreale e impersonale. E così sta avvenendo anche adesso, dopo la decisone del Presidente di non rispettare la volontà popolare: vediamo solo elenchi o sigle che sono richiami per la memoria, come un gioco di indovinelli e non persone dalle quali dipenderanno la nostra vita e quella dei nostri figli.
In realtà non dovremmo dimenticare che proprio l’idea del voto di maggioranza è soggetta al processo di alienazione, in altre parole di delega: in questo caso del proprio potere ad un altro. Ma se il votante esprime soltanto la preferenza fra due candidati che si contendono il suo voto, la responsabilità dell’eletto è molto più grande. E maggiore ancora è la responsabilità del garante. Ho ascoltato le parole di Di Maio e Salvini, che non fanno una piega dal loro punto di vista, invece il garante, dal punto di vista psicologico, non ha sicuramente ben interpretato la maggioranza dei votanti Italiani. Un vero tradimento, psicologico, non costituzionale.
Susy De Martini
Docente di Psicologia