Berneschi: non posso passare per abelinato
Nel giorno dell’assoluzione di tutti gli imputati nel processo sul Centro Fiduciario di Carige,
Giovanni Berneschi si scaglia contro chi ha fatto innescare l’inchiesta dando le informazioni riservate, nomi e cognomi di un centinaio di investitori “occulti” (fra questi anche Berneschi e alcuni suoi familiari), che, secondo l'ex presidente della Carige, non dovevano uscire dal Centro Fiduciario.
Berneschi, come si sente dopo la notizia dell’assoluzione?
Sono stati quattro anni terribili, mi hanno sequestrato tutto. All’inizio non mi arrivava neppure la parte di pensione non sequestrabile. Non avevamo i soldi neanche per mangiare, per comprare le cose di prima necessità. A volte ho pensato di farla finita.
La sua è stata una carriera straordinaria…
Sono entrato in banca, vincendo un regolare concorso, come impiegato all’età di 18 anni e ne sono uscito da presidente, ricoprendo negli anni tutti i ruoli all’interno dell’istituto. Ho fatto 57 anni senza mai fare una assenza. Le racconto questa. Un giorno ero in ufficio, non mi sentivo bene. Per caso in banca c’era il famoso pneumologo Giulio Alcolzer che era venuto a trovare Gianni Dagnino. Mi visita e mi dice: “Hai una pleurite! Se non hai paura, te la aspiro”. Mi ha tolto più di un litro e mezzo di liquido. Lì, in ufficio. Me lo ricorderò sempre.
Poi, cosa è successo?
E’ scoppiata questa inchiesta sul Centro Fiduciario. Qualcuno ha violato la riservatezza: si è fatto dare i nomi degli investitori dagli ispettori della Banca d’Italia e li ha resi pubblici, così sono apparsi sui giornali. Cosa che non poteva fare perché il Centro Fiduciario era sotto il Ministero dell’Economia. E’ ovvio che venendo meno la riservatezza il Centro Fiduciario ha fatto la fine che sappiamo.
Dei soldi suoi e della sua famiglia rientrati in Italia?
Erano miei risparmi di anni di lavoro, anche all’estero. Sono stato consulente per diverse banche e l’inventore della prima formula di leasing immobiliare europea in Germania. Tutto regolare come è stato accertato. Abbiamo avuto la possibilità di usufruire dello scudo fiscale e lo abbiamo fatto. Era legge dello Stato.
Come vede Banca Carige adesso?
Stanno vendendo tutto quello che ho comprato e costruito io. Come la sede di Milano, acquistata per 10 miliari di vecchie lire, 5 milioni di euro circa, e venduta per 100 milioni di euro, la Columbus Leasing, incorporata alla banca, l’Istituto Fondiario della Liguria, comprese Creditis e le società di gestione mobiliare della Carige e altro. Grazie alla mia azione contro Banca d’Italia, Carige ha ottenuto una rivalutazione azionaria di 300 milioni di euro. Ho preso in mano la banca che aveva 650 dipendenti, l’ho lasciata che ne aveva 6.500. In più 500 dipendenti nel ramo assicurativo e 600 agenti monomandatari. Vittorio Malacalza sta lavorando molto bene. Qualcuno vuole farlo litigare con Gabriele Volpi. A mio giudizio, devono lasciarlo lavorare tranquillamente perché ha tutte le competenze per fare il bene della banca.
Adesso si godrà il momento?
No, no, non sono mica abelinato. Chi ha fatto scoppiare tutto questo casino deve pagare. Ho una famiglia alla quale devo dare ancora delle risposte. Adesso inizia la vera battaglia.