Quando Genova sa farsi compagnia
Ci sono notizie che magari sono un po' tecniche, che magari conquistano solo spazi periferici
sui giornali, ma che sono importantissime per una città, perché danno un segno di vita, di coesione, di riscatto.
Una di queste notizie è arrivata l'altro giorno e riguarda i nuovi designatori dei membri del consiglio generale della Compagnia di San Paolo, che - dopo il lento declino della Fondazione Carige, per mille motivi che richiederebbe un apposito trattato - è diventata l'insostituibile polmone di crescita e sviluppo non solo per Torino e il Piemonte, ma anche per Genova e la Liguria. E il tandem fra il presidente Francesco Profumo, ex ministro dell'Istruzione, della Ricerca e dell'Università, che ha portato una nuova idea di fondazione e il segretario generale Piero Gastaldo, che garantisce la forza tranquilla della continuità della buona gestione economica, sta dando ottimi risultati.
A Genova, le due fondazioni bancarie hanno anche siglato un patto che prevede una collaborazione in modo che gli obiettivi non si sovrappongano e, dove non arriva una, intervenga l'altra.
E così basta anche semplicemente andare a teatro per imbattersi nell'inconfondibile logo verde della Compagnia di San Paolo e domattina anche il consigliere di gestione genovese Roberto Timossi sarà fra gli officianti della nascita del primo teatro italiano, con la fusione fra Stabile ed Archivolto, un vero capolavoro che non sarebbe mai successo se la Compagnia non avesse supportato entrambi i teatri in modo decisivo.
Ecco, in questo quadro, l'altro giorno è arrivata una di quelle notizie che fanno la differenza.
I membri del consiglio generale della Compagnia, infatti, sono nominati da una serie di enti ed istituzioni che hanno un peso decisivo nella realtà economia e sociale delle rispettive città, in modo che quei posti siano effettivamente rappresentativi del territorio. E, in particolare, per quanto riguarda Genova, ci sono lo stesso Timossi, che siede nel Comitato di Gestione, in quello che è di fatto una sorta di "consiglio di amministrazione" della Compagnia, e nel consiglio generale, più allargato, l'ex presidente di Confindustria Giovanni Calvini e l'avvocato specializzato in diritto bancario Andrea Rivellini, nominati rispettivamente da Camera di Commercio e Comune di Genova.
Spiegato tutto questo, indispensabile per comprendere il quadro, la notizia è che si erano liberati dei posti per gli enti designatori dei membri del consiglio generale.
E che Genova ne è uscita benissimo, grazie a un grande lavoro istruttorio di Rivellini, un uomo chiamato cavillo, capace di insinuarsi benissimo in ogni piega di statuto e regolamenti, uno che parla di ciò che sa e sa ciò di cui parla (con qualche scivolata calcistica, ma nessuno è perfetto) che ha portato sul tavolo finale dei nuovi designatori anche l'Iit, l'Istituto italiano di Tecnologia di Roberto Cingolani, che certo è nazionale, ma che altrettanto certamente ha cuore e anima a Genova, soprattutto dopo il raddoppio della sede di Morego agli Erzelli.
E insieme all'Iit l'altro nuovo ente designatore è il Fai, il Fondo per l'Ambiente Italiano, anch'esso assolutamente nazionale, ma nato e pensato da Giulia Maria Crespi fra le colline di Santa Margherita Ligure e Portofino, quindi con radici di casa nostra. E comunque benemerito.
Insomma, se Rivellini è stato l'ideatore, il papà, la mamma e la levatrice dell'operazione, Calvini e Timossi hanno fatto un grande lavoro di squadra per ottenere il risultato, così come da Genova è arrivato l'impulso positivo dell'assessore comunale con delega ai rapporti con le fondazioni bancarie Giancarlo Vinacci e, ovviamente, del segretario generale della Camera di Commercio Maurizio Caviglia, che vigila, monitora e sorveglia sempre, come un "supervisor" della vita pubblica.
Insomma, per una volta, Genova ha vinto.
Persino in una città generalmente molto litigiosa come la nostra, se si sa stare in Compagnia, i risultati arrivano.
La Puntina di Massimiliano Lussana