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Le liste elettorali di una volta

Claudio Scajola

Comprendo che elogiare Claudio Scajola non sia particolarmente di moda, né a livello ligure,

né a livello nazionale. E lui, in passato, ce ne ha messo del suo per non rendersi particolarmente amabile.
Ma, proprio perché sono stato fra i pochissimi che hanno osato criticare l'ex ministro imperiese quando era all'apice del successo e del potere e proprio perché non sono mai stato fra i suoi beneficiati quando un suo pollice in alto o in basso poteva cambiare la vita di una persona, come ai tempi del Colosseo, con i miracolati di allora che sono i primi oggi a dire "Scajola chi?", almeno per tre volte prima che il gallo canti, credo che l'onestà intellettuale imponga di raccontare alcune cose a proposito delle liste del centrodestra.
In qualche modo, in queste ore in Liguria, si è trovato un compromesso sui nomi e, in qualche modo, non è la versione peggiore circolata, con alcune presenze che comunque riconciliano con la storia di Forza Italia. Però, per esaltarsi ci vuole altro.
E, anche al netto dell'ipotesi di candidatura di Lucia Scajola, figlia dell'ex ministro che avrebbe (non solo fisicamente) un profilo perfetto per l'identikit fatto da Berlusconi prima dell'inizio di tutta questa storia, alcune cose vanno dette.
Ad esempio, che quell'identikit di liste rivoluzionarie, di giovani, di imprenditori, di rappresentanti della società civile, di intellettuali, è stata fatta carne di porco e nelle liste si ritroverà gente che ha alle spalle otto o nove legislature. Consecutive.
E qui appunto il ricordo va alle liste del tanto vituperato Claudio Scajola che, da coordinatore nazionale, quando voleva punire un nemico interno o favorire dinamiche diverse, lo mandava a farsi eleggere in Lombardia come capitò ad Alfredo Biondi o a Gigi Grillo o in Puglia, come Scajola decise per lo stesso Grillo e persino per se stesso.
Ma il risultato, la somma algebrica, era che in questo modo la Liguria faceva il pieno di eletti: tutti quelli dei collegi e del proporzionale ligure più quelli "esiliati". E i paracadutati erano l'eccezione e non la regola, tanto è vero che ci ricordiamo ancora tutti il nome di tal Ferruccio Saro, proprio perché non era normale avere esterni o foresti nelle liste.
Ma, soprattutto, ai tempi del "mostro" Claudio Scajola, nelle liste azzurre si trovava spazio senza problemi per i "quattro gatti" cossighiani, che portavano un valore aggiunto di diversità e di politica, ma anche per intellettuali ed esponenti di storie diverse, come quella radicale.
Penso, alla candidatura (e all'elezione) nelle liste azzurre di esponenti radicali storici come Paolo Vigevano, Sergio Stanzani, Lorenzo Strick Lievers, della compagna di Enzo Tortora Francesca Scopelliti o della corsa impossibile e nobile di Giovanni Negri, che fu il segretario radicale che fece la battaglia sul caso Tortora insieme a Marco Pannella, alle suppletive di Padova. Poi, Giovanni perse. Ma alle suppletive, nel centrodestra, perdeva anche Gesù Bambino.
Penso anche e soprattutto alla "Convenzione per la riforma liberale" che fece arrivare in Parlamento e poi alla presidenza del Senato della Repubblica Marcello Pera, il maggior epistemologo italiano, l'uomo che ci ha fatto conoscere la filosofia della scienza e Karl Popper e non ha mai mandato il cervello all'ammasso in nome della disciplina di partito; e poi, il divertentissimo Lucio Colletti, allora il maggior filosofo italiano; e ancora, Piero Melograni, il numero uno degli storici non di scuola comunista in Italia, persona mite e perbene; e ancora Saverio Vertone, che pure salutò la compagnia poco dopo per approdare alle file dei cossuttiani, e il costituzionalista di casa nostra Giorgio Rebuffa...
E ancora, in quelle liste, uno dei big era Giuliano Urbani, l'uomo che andò dal Berlusconi di allora ad Arcore con in mano un foglietto in cui spiegava che, senza un impegno di tutti i moderati, la sinistra avrebbe governato per quarant'anni ininterrotti e che fu uno dei motori dei primi successi azzurri.
Ecco, nelle liste di Claudio Scajola c'era spazio anche per tutti questi signori.
Quelle di oggi, e qui il giudizio va oltre la Liguria, basta leggerle.
Nostalgia canaglia.

La Puntina di Massimiliano Lussana

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