Toti fa errori come tutti
Ovviamente, come tutti noi, anzi nel mio caso più e peggio di tutti noi, anche Giovanni Toti
è pieno di difetti.
Un certo cinismo di fondo, una certa tendenza a fidarsi quasi esclusivamente del suo cerchio magico, che spesso è un cerchietto, alcuni errori nella scelta delle persone o delle nomine o delle frequentazioni, non tutte azzeccatissime, e, in passato, l'essersi fatto "usare" a un certo punto della sua storia politica come buttafuori berlusconiano: da Sandro Bondi a Raffaele Fitto, con cui ora il feeling è abbondantemente ritrovato, fino in qualche modo alla damnatio memoriae di Claudio Scajola e allo stesso Giancarlo Vinacci, con cui ora peraltro i rapporti sono ottimi.
Parla chiaro, Giovanni e a volte usa la carta vetrata dialettica, il che non aiuta a procurargli amici. Anzi, sono in molti quelli che lo aspettano sulla riva del fiume.
E ancora, l'eccesso di identificazione con il leghismo di Matteo Salvini, che gli è costato gli strali berlusconiani. O la partecipazione a qualsiasi manifestazione "sovranista", da Pontida a quelle con Giorgia Meloni.
O l'intestardirsi con nomine lombarde anche laddove non ce ne sarebbe bisogno: se alla Sanità avesse ascoltato Matteo Rosso non sarebbero successi i problemi che hanno contrassegnato la gestione assolutamente insufficiente e deficitaria di Alisa da parte del commissario Walter Locatelli. Basta parlare con qualsiasi operatore della sanità, dal portantino al primarione, per capire che così non va.
Ma, detto tutto questo, occorre dire tutto il resto.
E cioè che Toti è una persona di straordinaria cortesia e capacità di ascolto, dote rara per un politico. Uno che non urla e non scambia l'autoritarismo per autorevolezza, come invece avviene altrove, anche a Genova. Uno che ti dà un appuntamento, poi magari lo rinvia per mesi, ma che alla fine ascolta. Uno davvero molto educato, che dovrebbe essere una precondizione per chi vuole ricoprire cariche pubbliche, ma che troppo spesso diventa un optional. E soprattutto, uno a cui non dispiace farsi "toccare" dalla gente, che a mio parere è ciò che fa la differenza fra un politicante è un politico popolare.
E poi che Toti è circondato benissimo da persone e personalità molto positive: dalla sua prima moglie Siria Magri, persona solare, positiva e perbene, oltre che bella donna, grande professionista e giornalista con i controfiocchi e anche i controqualcosaltro, alla sua seconda moglie PierPaolo Giampellegrini, che gli dà la forza tranquila delle decisioni, fino ai due damigelli dei matrimoni Giacomo Raul Giampedrone e Marco Scajola.
E ancora che Toti è il padre del "modello Liguria" che oggi è il modello nazionale vincente, adottato anche da Silvio Berlusconi, inclusivo e capace di mettere tutti insieme, dai sovranisti ai moderati, puntando su ciò che unisce e sul buon governo e non su ciò che divide.
E poi Toti è il miglior governatore della storia della Liguria, che ha ridato centralità e ruolo all nostra regione, apprezzato da più cittadini di quelli che l'hanno votato, che è sempre un segno di buon governo. E buco nero di Alisa, di cui ho già detto, a parte, sta facendo davvero molto bene. Un po' è immagine, un po' è comunicazione, ma molto è bravura vera, con idee e dossier gestiti con intelligenza, un pizzico di cinismo (qui necessario) e capacità di tessere rapporti ad esempio con i ministri del governo nazionale o con i presidenti delle regioni rosse.
Se si rivotasse oggi, credo che Toti stravincerebbe.
Insomma, a governare è uno bravo, bravo, bravo.
E infine, Giovanni Toti è uno che ha vinto tutte le elezioni a cui ha partecipato: proporzionale con le preferenze alle Europee, dove arrivo di gran lunga primo, sia pure con l'aiuto del Cav; primo miracolo delle regionali in Liguria; secondo miracolo al Comune di Savona; terzo miracolo a Genova e alla Spezia, dove il centrodestra non aveva mai vinto, e poi vittorie in tutti i principali centri della regione.
Insomma, uno bravo, bravo, bravo e vincente, vincente, vincente.
Umiliare uno come Toti - che pure, come abbiamo detto, non è perfetto - con liste elettori sbagliate sarebbe l'inizio della fine del centrodestra.
Il foglietto con i nomi usciti dal vertice di De Ferrari, quasi una conventio ad escludendum di tutti i nomi davvero nuovi, da Anna Pettene ad Elisa Serafini, da Giancarlo Vinacci a gente nemmeno ipotizzata perché troppo libera intellettualmente - era un vero delirio. È questo lo vado scrivendo, prima solitario e ora in compagnia, da giorni.
Spesso, chi vuole stravincere, poi perde.
E pure lui ora deve mantenere una coerenza di fondo, tenendo il punto. A parte le liste che hanno un solo posto nei collegi, Fratelli d'Italia e Noi con l'Italia, per cui ovviamente la scelta territoriale è meno cogente, un paracadutato amico di Toti non è che sia meno paracadutato e quindi accettabile; uno di Savona candidato a Genova è comunque sbagliato; una sconosciuta candidata solo in quanto donna non è una genialata.
Ma è allo stesso modo delirante l'idea di fare liste elettorali ideate solo per umiliare Toti e messe in campo magari da gente che non ha mai vinto un'elezione e che non sa cosa significhi.
Che fanno, lo cacciano?
Questo è davvero bravo e umiliarlo sarebbe una follia politica.
Meditate, gente, meditate.
La Puntina di Massimiliano Lussana