Premier Conte: “Genova per il ponte, riscatto italiano”
C'è stata molta Genova e l'orgoglio di costituire un esempio a tutto il Paese, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno del primo ministro Giuseppe Conte. “Il sistema Italia lo abbiamo sperimentato con il modello Genova - ha detto il premier - mi riferisco alla grande ferita del 14 agosto 2018 che tutti portiamo nel cuore. Da lì è nato il riscatto, il riscatto di Genova e di tutta l'Italia. In soli 20 mesi riusciremo a realizzare un ponte modello di tecnologia. Alla fine sarà un record”.
Passi tra i più emozionanti di una conferenza stampa forse unica nella storia della Repubblica. Stesso, infatti, il presidente del Consiglio, ma squadra di Governo esattamente opposta politicamente rispetto allo scorso anno. E conferenza stampa che, quest'anno, si è svolta nella suggestiva e sfarzosa location di Villa Madama, poco distante dal più famoso ma meno istituzionale e storico stadio Olimpico.
Conferenza stampa iniziata dal presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Carlo Verna, cui
va il merito di avere difeso con chiarezza e con un intervento incisivo e importante la categoria spaziando su tutti i temi sensibili, dalle querele temerarie, all'Istituto di previdenza, alla crisi che attanaglia il settore con perdita di posti di lavoro e con altri a rischio. Verna ha onorato il suo ruolo di presidente dell'Ordine sottolineandone l'autonomia e l'impegno.
Mentre Conte, sul piano prettamente politico, si è detto “orgoglioso dei risultati raggiunti” e ha colto l'occasione di questo tradizionale incontro con la stampa per indicare chi sostituirà il dimissionario ministro Fioramonti, sdoppiando il dicastero: “ritengo che la cosa migliore sia separare il comparto scuola da ricerca e università. Mi farò latore di un nuovo ministero. Ho pensato, avendo conosciuto già l'operato della sottosegretaria Lucia Azzolina, di nominarla ministra della Scuola mentre Gaetano Manfredi sarà il nuovo ministro dell'Università e della Ricerca”.
Annuncio in “diretta” che ha dato un po' di brio alle due ore e mezza dell'evento in buona parte scontato e senza novità emozionanti.
Decisamente duro con l'ex alleato Salvini nonostante un anno e passa di Governo assieme, soprattutto sull'immigrazione: “insidioso come Salvini interpreta la sua leadership”, ha detto. Ovvero della serie “ci eravamo tanto amati”. Mentre il premier si è riservato controlli sulle decisioni prese da lui sulla nave Gregoretti quando il Governo era giallo-verde e per cui Salvini rischia l'incriminazione. Sollecitato sull'argomento dai cronisti ha più volte dichiarato di voler controllare messaggi, email ed altro al proposito, promettendo però di voler spiegare tutto con chiarezza. Il numero uno della coalizione giallo-verde ha rivendicato come “in uno Stato sovrano sia il governo a decidere chi entra e chi no.
Non ci sarà un Conte ter, tanto meno un suo movimento politico anche perché, ha dichiarato Conte pure a proposito di un eventuale gruppo di Fieramonti, la frammentazione divide, non unisce mentre occorre essere uniti.
Molti poi i suoi appelli alla responsabilità: alla coalizione che lo regge, alle opposizioni e pure ai cittadini.
Rispetto allo scorso anno Conte ha mostrato maggiore maturità politica e convinzione. Ha scelto di non manifestare opinioni su temi etici e morali, quali ius culturae, suicidio assistito e ha indicato come consultazioni elettorali locali non possano costituire referendum sul Governo.
Ma a parte l'annuncio dei nuovi due ministri, la conferenza non ha offerto grandi novità o spunti; nulla di inatteso
Conte ha risposto a 37 giornalisti e molte più domande, dal momento che alcuni giornalisti ne hanno proposte più di una. Due ore e mezzo la durata, con Conte che, alla fine, ha voluto salutare molti giornalisti. Qualche battuta tra temi più seri e parecchie foto e selfie con il primo ministro, accompagnato dal suo portavoce Rocco Casalino.
Dino Frambati