Think Tank Ambrosetti, Toti: “Il Paese va a due o tre velocità perché non c’è autonomia locale”
“Il tema della riforma dell’assetto del Paese è fondamentale per la capacità e la velocità di incidere sui processi amministrativi. Io credo che il titolo V della Costituzione e le competenze che si accavallano su molti campi consentano sempre meno agli elettori di avere un giudizio chiaro sulle classi dirigenti di questo Paese. Per questo occorre costruire un sistema netto in cui le classi dirigenti possano essere giudicate dagli elettori a seconda di quello che riescono a fare per i loro territori, senza avere scuse o pretesti”. Lo ha sottolineato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti nel corso del vertice a Palazzo Ducale “Think Tank Liguria 2030”.
“Le competenze - ha detto Toti - devono essere municipali, regionali o nazionali e su questo sposerei il modello tedesco non solo con le autonomie dei Lander, ma anche di alcune città. Genova compete attraverso il suo porto soprattutto con Amburgo che è una città che ha un’importante impostazione e una grande duttilità dell’azione amministrativa. Un altro motivo per cui l’autonomia è fondamentale è l’allocazione delle risorse: capisco il tema della coesione e dello sviluppo, capisco le quote, ma non possono andare bene per distribuire le risorse laddove alcuni territori non l’assorbono. Abbiamo bisogno che PNRR e fondi europei vadano dove vengono assorbiti e spesi dal mondo delle imprese guidate dalla Pubblica Amministrazione, dove si fa formazione e sostegno alle imprese e dove i fondi vengono consumati nei tempi più rapidi possibili. Per questo è fondamentale utilizzare le risorse laddove si presentato e ci sono. I territori devono essere lasciati liberi e in concorrenza, altrimenti non avremo mai una distribuzione ottimale delle risorse e continueremo a buttare via delle”.
A favore dell’autonomia il presidente di Regione Liguria ha aggiunto un altro elemento: “Se questo è un Paese che va a due o tre velocità non lo si deve all’autonomia che non c’è mai stata, ma a un sistema centralistico che ha investito male le risorse. Così come ogni euro investito sul porto di Genova avrà un ritorno infinitamente più vantaggioso rispetto a un altro porto del sud d’Italia perché a 100 km dai mercati più ricchi dell’occidente e non a 1000 km. Il punto è distribuire le risorse in modo efficiente e responsabilizzare le classi dirigenti territoriali in modo che se una regione non dà il via ai cantieri o alle opere previste l’elettore lo sappia e possa quindi giudicare”.