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Il cardinale Bagnasco: “la fede illumina la strada”

Card. Angelo Bagnasco

Domenica delle Palme surreale, con chiese vuote e sacerdoti che hanno celebrato senza fedeli, con le porte degli edifici sacri sbarrate, come mai era accaduto in Italia.

Compreso nella cattedrale di San Lorenzo, dove l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha detto, nella sua omelia diffusa da tv e con comunicato stampa della Curia, che inizia una “Settimana Santa speciale, ferita da un morbo che dilaga per il mondo, quasi una voce sinistra che semina smarrimento, piega la presunzione, riconduce alla realtà dell'umana condizione e del significato della vita”.

“L'illusione di essere invincibili è brutalmente infranta – ha insisto il porporato - ritorna il senso della misura e del limite. E' come riaprire gli occhi alla verità. È forse il pessimismo che ci deve avvolgere? È questa una Pasqua senza risurrezione? Come se Gesù rimanesse nella tomba? E noi, discepoli, dobbiamo vivere per sempre nella tristezza del Getzemani? Se ripensiamo ai Vangeli delle domeniche di Quaresima, ci accorgiamo che sono uniti da un unico filo: le tentazioni di Gesù nel deserto, la samaritana al pozzo, il cieco nato, la risurrezione di Lazzaro, tutti ci hanno parlato della fede. Essa non è credere in Dio come si crede all'esistenza di un oggetto, ma è affidarsi a chi si crede, è vivere di Lui qualunque cosa accada. Gesù, in ogni situazione, non solo condivide ma porta a Dio, ci dona la vita soprannaturale, è un nuovo inizio”.

Ha ricordato il “Vangelo dell'ingresso glorioso in Gerusalemme, con cori di osanna, con palme e ulivi festanti”, dal quale, ha ammonito, “cogliamo un duplice insegnamento”: “la volubilità del cuore umano, pervaso da simpatie ed emozioni che non aiutano a cercare la verità, ma spingono a seguire il sentimento. Capita nella vita di suscitare stima e di ricevere riconoscimento. Questo non solo ci fa piacere, ma anche ci fa bene, ci incoraggia a far meglio”.

Ciò però, ha detto Bagnasco, non sia centrale, perché “gli umori sono volatili e possono volgersi al contrario. Ci sono rapporti belli e durevoli tutta la vita, come gli affetti profondi, ma conosciamo anche situazioni friabili, congiunture limpide solo in apparenza che mascherano sentimenti opachi”.

Bagnasco ha indicato come la folla non osannasse “Cristo non per fede, ma perché ha visto o sentito parlare dei prodigi che ha fatto. Il cuore non puntava alla verità di Gesù, ma alla convenienza: quell'uomo prodigioso avrebbe risolto i loro problemi. La fede non è questa. Nel momento in cui si rende conto che non sarà così, che quel giovane nazareno non starà al loro gioco, che non cerca il consenso, allora lo abbandona, e Gesù, da osannato, diventa un condannato”.

La fede non è interesse privato ma ragione di vita. “Luce che illumina tutto il percorso della strada”.

L'arcivescovo genovese ha invitato infine alla preghiera, senza dimenticare la carità pur in momenti di limitazioni; pregare per Genova, “per i malati; per quanti si curano degli altri in prima linea; per i defunti”.

Suggestiva e significativa l'idea del cardinale di far porre le ceneri di san Giovanni Battista, Patrono della città, sull'altare dove ha celebrato. E dove, al termine della liturgia, ha offerto a Maria, “Regina di Genova, il mazzo di ulivo che ho benedetto insieme ai rami che forse vi siete procurati. Affidiamoci alla sua materna protezione”.

Dino Frambati

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