Addio a Sven Goran Eriksson, grande allenatore e fulgido esempio di signorilità e correttezza
Era previsto da parecchi mesi, ma il congedo definitivo di Sven Goran Eriksson, avvenuto ieri, è un colpo al cuore per i milioni di appassionati di calcio che ne hanno seguito le gesta apprezzando le sue doti umane davvero rare.
Il rettore di Torsby (così era stato soprannominato) ci ha lasciato all'età di 76 anni, stroncato da un devastante tumore al pancreas, che tuttavia non gli ha impedito di visitare per un'ultima volta i club ai quali era più affezionato. Il popolo blucerchiato l'ha applaudito lo scorso 5 maggio, in occasione della sfida con la Reggiana: Sven Goran ha sorriso a tutti, ringraziando per il calore ricevuto. Una doverosa ricompensa per quanto lui aveva regalato ai tifosi doriani e alla gente di tutta Europa.
Eriksson approdò in blucerchiato nell'estate del '92, scelto da Paolo Mantovani. Era una Samp non più da scudetto ma ancora ricca di assi, tra cui Roberto Mancini (trattato dallo svedese come un figlio), Pietro Vierchowod, Gianluca Pagliuca. La sua seconda stagione genovese sarà ricordata per la scomparsa del presidente più amato ma anche per i risultati sportivi ottenuti: con rinforzi del calibro di Platt e Gullit, terzo posto in campionato (miglior piazzamento dopo il tricolore) e ultimo trionfo in Coppa Italia, con un rotondo 6-1 a spese dell'Ancona. Nell'anno successivo, altro exploit doriano: semifinale di Coppa delle Coppe persa in extremis di fronte al quotato Arsenal. Dopo aver allenato altri campioni come Karembeu, Seedorf, Chiesa, Montella e Mihajlovic (altro personaggio che se n'è andato troppo presto), Eriksson ha salutato la Liguria nel '97 con un prestigioso sesto posto e un piazzamento Uefa.
Eriksson non aveva mai giocato al calcio ad alti livelli, ma era uno stratega impareggiabile, oltre ad essere un fine psicologo per i suoi calciatori. Ovunque si è distinto per qualità extracalcistiche spiccatissime: signorilità nei modi, massima disponibilità e apertura al dialogo, correttezza e pacatezza in ogni circostanza. Sapeva imporsi senza alzare mai la voce né prevaricare. Un esempio sotto ogni aspetto, non soltanto sul campo di allenamento e sulle panchine di innumerevoli stadi.
Pierluigi Gambino