Tribuna sportiva - Il Genoa e il malocchio del Ferraris
Uscendo dallo stadio, alcuni simpatici tifosi sostenevano che il Genoa dovrebbe farsi squalificare il campo e andare a giocare sempre in trasferta. E agli stessi ‘777’ raccomandavano: “Attenzione a voler comprare e rifare lo stadio”.
Scherzi a parte, questo ennesimo pareggio casalingo fa pensare a qualche malocchio (ricordate la villa a fianco dello stadio dove sembrava vivesse un fantasma rompiscatole?).
Sei partite casalinghe, sei pareggi. In verità lo stesso Blessin, a fine scorso campionato, si era abbonato a ben sei pareggi consecutivi. Che sia lui l’uomo del malocchio? Non scherziamo. Ma certo questo Genoa, contro un modesto Brescia, proprio non doveva fare questo scherzetto ai 23.000 tifosi sugli spalti.
Sia chiaro: il calcio è imprevedibile, ogni partita è un fenomeno quasi paranormale, può accadere qualsiasi tipo di imprevisto. Non si può, insomma, sempre vincere.
Il punto, vista anche la classifica (due soli punti dalla capolista), ci sta, eccome. Il problema però è abbastanza serio per alcune situazioni tecniche che sono emerse dalla gara.
Ancora una volta il reparto offensivo ha stentato e molto: nella ripresa per ben 35 minuti non si è visto un tiro in porta. Cosa manca per permettere alle cosiddette punte di far gol? Nel primo tempo almeno 4 o 5 occasionissime sono capitate, tutte purtroppo andate in fumo.
E poi è mai possibile che non si riesca a fare un tiro da fuori area? Perché Blessin insiste sulla “densità centrale” dell’azione, tattica che porta solo alla confusione, dovuta all’insistenze su strettissime triangolazioni che basta una sola gamba dell’avversario per interrompere l’azione offensiva?
Guarda caso l’unico tiro dalla distanza lo ha fatto Jagiello ed è arrivato il gol. E ancora: come è possibile che non si riesca a giocare sulle fasce, con traversoni a favore delle punte? È mai possibile che su palle inattive la difesa rossoblù soffra enormemente, mentre dai corner genoani non si innalzi mai uno a colpire di testa?
Insomma, la partita col Brescia ha messo in luce una serie di problemi che ora Blessin dovrà rivedere. Sia chiaro: dalla gara sono emersi il solito coraggio, la voglia di fare (purtroppo senza risultati), la fortuna di avere un portiere di nome Semper che ha letteralmente tirato fuori dalla sua porta un pallone di Bianchi (strano caso, un giocatore del Genoa) da grandissimo campione.
Ora si andrà a Reggio Calabria e poi in casa col Como, nulla è ovviamente perduto, anzi, da questi ancora esistenti errori si possono e si devono trovare i rimedi e sfatare i fantasmi del Ferraris.
Lo ha capito anche il politico Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione.
Speriamo possa dare un input anche all’amministrazione tecnica di Blessin.
Vittorio Sirianni