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Genoa, ci voleva un ‘torero’ di Lusso: Manolo Portanova

Manolo Portanova e nel riquadro Vittorio Sirianni

Ci volveva proprio un ‘torero’ di lusso, di nome Manolo, per infilare il Toro e abbatterlo. Con attorno una ‘corrida’ tinta di rossoblù che è esplosa in tutta la sua euforia.

Una serata straordinaria, davvero. Conclusasi con un grappolo di felicità a centro campo, con i giocatori rossoblù uno sull’altro e il loro ‘feldmaresciallo’ sopra di loro e urlanti di gioia davanti alla Nord.

Una serata certamente indimenticabile, pensando anche che la vittoria al momento servirà a poco, ma guardando al futuro potrà essere invece considerata il punto di ripartenza, una specie di ‘rinascimento’ che ha messo in moto tutte le speranze, tutti gli stimoli, tutte le voglie e la consapevolezza che riguardano ancora la possibilità di uscire dall’inferno.

Che cosa ha detto questa vittoria che si aspettava dall’aprile scorso (2 a 0 allo Spezia)? Ha detto diverse cose: intanto che l’anima dura di Blessin sta vincendo alla grande, è l’anima difendente, è l’anima di chi sa che i confini dell’area sono inviolabili (senza fare paragoni grandi, come i confini della patria), e quindi vanno difesi con musi e sacchi di volontà e di determinazione.

Per questo Blessin ha scelto i suoi difensori che, se sono in forma e non infortunati, stanno dando ottime garanzie. Da Hefti a Frendrup, da Maksimovic a Ostigard a Vasquez.

La lezione che il tecnico offre durante gli allenamenti che prevede lotte a colpi di pressing e duelli individuali, funziona benissimo in campo. Proprio da una lotta all’uomo di Frendrup su Vojvoda è nato il gol del ‘torero’ Portanova.

Oggi la sensazione è che il Grifo, nelle prossime otto giornate, possa affrontare a viso aperto (soprattutto dal punto di vista psicologico e umano) ogni avversario, consapevole che è possibile ottenere qualsiasi risultato. Lo sblocco con i granata ha detto anche questo.

L’altro elemento che ha portato a questa prima vittoria (che ad un certo punto si pensava non potesse più arrivare) sta sia nella professionalità dello staff tecnico che lavora con fervore, senza mai distaccarsi dal campo, con poche esternazioni, poche apparizioni, ma solo con l’obiettivo di lavorare. E gli stessi giocatori hanno capito il clima e oggi sono carichi a dovere e si sentono vicini ai loro maestri.

Ancora, il fatto che la società non abbia mai drammatizzato i momenti negativi, dando sempre la spinta positiva ai loro collaboratori, garantendo sempre appoggio sia tecnico che morale (per non dire economico) ha costituito la base per il rilancio che sembra davvero stia avvenendo. E poi ci sono i tifosi, che rappresentano davvero il dodicesimo uomo in campo (nell’occasione col Toro, l’undicesimo) che hanno fatto riandare ai tempi gloriosi del genoa dei Milito, degli Aguilera, degli Skuhravy, di Bagnoli, ma anche di Scoglio, di Signorini, di Eranio, di Braglia (a proposito, complimenti per il suo bel libro).

Ecco, tutte queste componenti hanno permesso un sogno di mezza primavera che, si spera, porterà ad orizzonti più azzurri.

Ora v’è la sosta e Blessin potrà recuperare gli ultimi influenzati: si dovrà stare attenti a non essere troppo trionfalisti, e nemmeno dormire sugli allori. Perché non è accaduto nulla finora, se non un momento magico, ma uno e uno solo. Ne dovranno capitare molti altri per vivere davvero un finale da Genoa.

Vittorio Sirianni

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