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Genoa, un perfetto fenomeno paranormale

L'esultanza di Mattia Destro dopo il gol al Sassuolo e nel riquadro Vittorio Sirianni

Brutta e senz’anima. Cocciante si dissocia. Il popolo rossoblù non solo è d’accordo sul brutta, ma aggiunge senza coraggio, senza motivazioni, senza forza, senza spinta morale, senza voglia di lottare.

Davvero una brutta pagina, non solo tecnica, ma anche etica, diciamo senza dignità.

E soprattutto inspiegabile. E quindi, direbbe qualcuno, irrisolvibile. Ma non è così.

Anche i grandi drammi, se capitano a persone responsabili, vanno prima affrontati e poi risolti. Non prima, ovviamente, di cercare le cause del disastro.

E’ chiaro che questo Genoa, come diciamo da sempre, è un perfetto fenomeno “paranormale”, proprio per questo bisogna cercare di andare davvero al cuore del problema.

Si sa che quando arriva una tempesta che sta per affondare la nave la colpa non è solo del comandante: la colpa è un po’ di tutti. Evidentemente, nel Genoa tutti hanno sbagliato. Dai vertici all’ultima riserva.

E allora, nel caso del Grifo, sotto accusa vanno tutte le componenti del “fatto-calcio-rossoblù”.

E forse, a questo punto, non vale molto spingere il coltello nella piaga per rendere ancora più angoscioso il problema e soprattutto le soluzioni.

Qualche riflessione va fatta quindi: dobbiamo dire, per la verità, che dopo il pari con l’Atalanta e soprattutto dopo la bella prova col Milan, l’inserimento dei tre nuovi acquisti (Hetfi, Ostigard, Yeboah) aveva dato l’impressione che la costruzione della squadra si stesse assestando con una certa razionalità. Hetfi, ad esempio, aveva avuto un 8 in pagella. Ebbene contro la Fiorentina ha avuto 4,5. Perché? Ecco una delle cose inspiegabili. E ancora, perché è stata affidata la squadra a Konko e non, ad esempio, a Chiappino, con esperienza plurima e ottimo conoscitore delle cose rossoblù? E ancora, perché con tutti questi cambi tecnici, si sono accavallati moduli su moduli di gioco? Dai primi moduli dell’incerto Sheva, al suo preferito (4-3-3), ai due moduli Konko (prima 4-3-2-1 e poi 4-4-2). Perché? E potremmo continuare a trovare situazioni che hanno portato a questi drammatici risultati.

Ad esempio: si ha la sensazione che anche la nuova struttura della società sia ancora poco assestata, al di là della certezza dei nomi e dei responsabili.  Che gli americani abbiano voluto cancellare totalmente l’organizzazione precedente della società rossoblù (a messo che ci fosse con Preziosi) è apparso evidente. E questo, se da un lato dovrebbe far bene, puntando ad una vera svolta che guarda a scenari più alti (non si è parlato di Europa e di Champions?), dall’altro ha praticamente cancellato quella “genovesità” che costituiva da anni (1893) la vera anima, il cuore rossoblù.

E qui sarebbe interessante ascoltare, ad esempio, l’unico ex dirigente rimasto alla corte degli americani, Zarbano, che sembra anche lui diventato più “americano degli americani” (sentite a proposito Sbravati, il più bravo scopritore di talenti…).

Ecco, queste sono le situazioni reali. Cosa accadrà ora? Onestamente è difficile prevederlo, soprattutto dopo il “no” di Labbadia.
Certo è che, la patata bollente, è in mano ai nuovi proprietari, che irresponsabili non lo sono davvero.

Comunque smettiamola di pensare “all’ultima spiaggia” o a “ormai siamo in Serie B”.
Chiudiamo con una riflessione di speranza. Che è sempre l’ultima a morire.

Vittorio Sirianni

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