Derby, la partita delle anime perse
Alla vigilia avevamo definito questo derby la “partita delle anime perse”. Ed è andata così. Meno persa l’anima blucerchiata (con i suoi tre punti, dopo un ordinato compitino), assolutamente persa l’anima del Grifone.
Cosa si può dire ancora di questa squadra che, proprio, non funziona e che anche le poche occasioni (leggi Hernani) ama buttarle via come si fa con un pacchetto di sigarette vuoto.
Esiste, oggi, in questa società uno strano clima, che da tempo noi (anche un po’ scherzosamente) chiamiamo “paranormale”.
In effetti da una parte ci sono questi americani che sembrano assolutamente tranquilli per quello che hanno promesso, continuano a dire che capiscono il momento, ma i progetti sono pronti, straordinari ed importanti, che si impegneranno nel futuro per fare questa società sempre più grande. Aggiungono che si affideranno al mercato, da dove inizierà la “nostra rivoluzione”.
In tribuna, venerdì, c’era anche il presidente Zangrillo, sorridente, assolutamente non preoccupato, tendente invece a chiacchierare (ma guarda un po’) con Toti e Bucci.
A proposito del sindaco va davvero elogiato (lui lontano sportivamente dai rossoblucerchiati) per la sua presenza e la sua bella definizione: “Una gara, il derby, patrimonio della città perché simbolo di bellezza e di passione”. “Come si fa a non eleggerlo”, hanno sussurrato in molti.
Ebbene, di fronte a questa situazione societaria esaltata da una parte, onestamente quella più importante, esiste l’altra faccia della medaglia e cioè la classifica, il penultimo posto, la previsione più probabile di andare in serie B.
Una situazione davvero fantascientifica. E in questo mondo rossoblu contradditorio ci sta lo Sheva che, essendo uomo onesto dice poche cose, da un lato un po’ patetiche, dall’altro piene di speranza nella rassegnazione: “Ci aiuterà il mercato di gennaio”. E ancora: “C’è stata reazione nel secondo tempo, si dovrà giocare così dall’inizio”.
Perché ciò non sia successo, lo Sheva però non lo spiega. E non si spiegano tante sue scelte, a cominciare da Destro entrato troppo tardi, e al “furore” che aveva anticipato alla vigilia e che avrebbe dovuto infondere ai suoi.
A tal proposito si ha la sensazione che gli attuali giocatori che scendono in campo, sentendo le infinite voci che guardano a gennaio come ad una “rivoluzione”, danno l’idea di avere poche motivazioni e qualche indifferenza verso l’obiettivo vittoria (tanto a gennaio chissà cosa ci succederà…).
Detto questo, si potrebbe continuare per sostenere Sheva a sottolineare la mancanza di otto titolari che se ci fossero forse darebbero dei risultati migliori. Si è visto che la sola entrata di Destro ha vivacizzato l’attacco. Ma qui verrebbe la voglia di sentire cosa ne pensa l’autore di questo “massacro di campagna acquisti”, l’ex presidente Preziosi che, proprio alla vigilia del campionato, disse con un certo orgoglio: “La campagna acquisti di quest’anno sarà la migliore da cinque anni a questa parte!”.
Per fortuna sono arrivati gli americani (almeno si spera) con la loro certezza che le cose cambieranno. E’ arrivato, infatti, anche un altro personaggio europeo, tal Jhoannes Spors, il nuovo general manager scelto dall’Olanda, dopo l’ultima sosta a Vitesse.
Questo movimento, sia societario sia tecnico, che si sta muovendo attorno al Genoa, di taglio europeo con programmi che parlano di scudetti e di Champions League, crea però sospetti, interrogativi e varie interpretazioni, ma per fortuna anche speranze.
Sì, proprio così, speranze. Che si sa sono le ultime a morire.
Vittorio Sirianni