La tattica diabolica di Ferrero
E' veramente "Er Viperetta". Il soprannome è appropriato. Ora si comincia a capire chi è il nuovo presidente della Sampdoria
Massimo Ferrero e cosa ha in mente.
E' meno sprovveduto di quello che aveva fatto intendere. Anzi è un furbo di tre cotte. Uno che ha un pelo così sullo stomaco. Un padrone che più padrone non si può.
Quando aveva mandato un suo collaboratore in Corte Lambruschini per dire ai dipendenti che, per evitare licenziamenti, avrebbero dovuto tagliarsi lo stipendio del 20% tutti l'avevano interpretato come una mossa sbagliata. Primo perché i dipendenti, per farli rendere al massimo, vanno incentivati e non demotivati. E poi perché, fatti i calcoli, si era scoperto che il risparmio era l'ingaggio medio di un giocatore. Insomma, il gioco non valeva la candela.
Invece si trattava di una tattica. Una tattica diabolica. Per far fuggire i dipendenti senza licenziare nessuno. Quel colloquio con i dipendenti aveva infatti un significato preciso. Far capire ai dipendenti che dovevano dimenticare i modi signorili di Edoardo Garrone. Con Massimo Ferrero sarebbero state lacrime e sangue.
In altre parole, un avvertimento: chi ha la possibilità di andare da un'altra parte, ne approfitti, non se ne pentirà. E il responsabile della comunicazione Alberto Marangon è stato il primo a capire l'antifona e ad andarsene. Dopo 12 anni, il pupillo di Beppe Marotta, fa le valigie e se ne va. Va a Bari, l'ha chiamato l'ex arbitro Gianluca Paparesta, che è l'uomo di fiducia dei nuovi proprietari.
Marangon lascia la serie A e retrocede in serie B. Lascia Genova dove si è sposato. Dove ha comprato casa. Dove sono nate le sue bambine.
Dopo dodici anni si considerava ormai genovese. E si sentiva sempre più legato alla Sampdoria, ormai il suo sangue è blucerchiato.
Se lascia Genova non lo fa certo per fare carriera, nonostante tutto la Sampdoria è sempre superiore al Bari. Lascia la Sampdoria perché ha capito il significato di quell'avvertimento di Ferrero.
Non lascia la Sampdoria. Lascia "Er Viperetta".
Elio Domeniconi