Grillo de profundis
Alle amministrative Beppe Grillo è stato abbandonato da una buona fetta di quelli che l'avevano votato alle politiche.
Presto gli grideranno vaffan... anche tanti dei suoi parlamentari, qualcuno anzi ce l'ha già mandato. Creeranno un altro gruppo. Si terranno tutti i privilegi della Casta e fino a che non ci saranno nuove elezioni faranno la bella vita. Hanno già deciso di lasciare Roma al giovedì per lavorare sul territorio. E andranno anche in televisione, pur se soltanto sei sono stati ammessi a un corso speciale, negli studi della Casaleggio e Associati.
I giornalisti, trattati a pesci in faccia secondo quello che è da sempre lo stile-Grillo, si vendicato con un facile linciaggio. Riportano quello che Grillo diceva prima e quello che dice adesso. Milena Gabanelli e Stefano Rodotà erano i loro candidati per il Quirinale. Oggi la Gabanelli è diventata una giornalista prezzolata come gli altri, al servizio di una Rai sempre più scandalosa. E il professor Rodotà un ottantenne rimbambito resuscitato dal web.
Chi adesso si scaglia contro Grillo lo fa perché non lo conosceva e magari riteneva davvero che potesse cambiare l'Italia.
L'Italia è sicuramente da cambiare, lo dimostra il crescente disamore verso la politica. Ma per cambiare l'Italia non ci vuole certo un cabarettista che pure è bravo visto che con i suoi spettacoli nelle piazze ha catturato otto milioni di voti. Ma l'Italia non si risana con i dilettanti allo sbaraglio. Gente che rifiuta il dialogo, probabilmente perché non sa cosa dire. Gente che sa dire solo no. Fuori tutti, noi ce ne stiamo da soli perché siamo diversi dagli altri.
Ma per guidare un Paese, come si illudevano di fare, non può bastare un ragioniere diplomato in una scuola privata (il Tortelli di Genova). Occorrono programmi e soprattutto persone in grado di realizzarli.
Sinora Grillo si è divertito a urlare: fuori tutti. Ma è già arrivato il momento di dire: fuori Grillo. Chi di vaffan...ferisce, di vaffan… perisce.
Elio Domeniconi