Il Belsito di Biondi
Alfredo Biondi non avrebbe mai immaginato che un giorno il suo secondo autista Francesco Belsito sarebbe finito
su tutti i giornali e le televisione. E meno che mai avrebbe ipotizzato di vederlo entrare a San Vittore.
Certo quel Belsito che bazzicava in Forza Italia era ben diverso dal Belsito che poi con la Lega Nord sarebbe diventato Sottosegretario di Stato e uno degli uomini più potenti del partito di Umberto Bossi che l'aveva inserito nel suo Cerchio magico. All'epoca facevo "Genova Vip" e un giorno l'amico Biondi mi annunciò: "Ti mando un ragazzo sveglio, ti può servire. E' un mio collaboratore".
L'indomani arrivò nel mio studio di Boccadasse quel ragazzotto che aveva sicuramente un'aria sveglia, però sembrava una caricatura, gli mancava il fisico del ruolo. Dopo l'incontro telefonai a Biondi: "Alfredo, ma chi mi hai mandato?" L'allora vicepresidente della Camera dei Deputati mi rassicurò che si trattava di un bravo ragazzo e avrebbe potuto essermi utile.
Claudio Scajola aveva fatto dirottare Biondi in Lombardia: Pavia, Cremona, Mantova. Al volante sempre Belsito. Che ebbe un'intuizione: voleva fare "Lombardia Vip". Mi raccontò che in quel collegio Biondi era stato accolto in maniera trionfale, era il vicepresidente della Camera. Si mettevano tutti a sua disposizione. E gli offrivano uffici in ogni città. Ma Biondi si considerava di passaggio. Aveva sempre nel cuore il collegio numero 10 di Quinto, che Scajola aveva offerto a Gianni Cozzi. Non vedeva l'ora di tornare a Genova.
Intanto con Belsito eravamo diventati amici. Andai a trovarlo nell'ufficio di Piazza Tommaseo. Era poco più di uno sgabuzzino. Faceva l'esperto fiscalista in uno studio associato. Mi confidò che amministrava patrimoni di alcune vecchiette, vantava un'amicizia con Mario Giacomazzi. Quando glielo riferii Giacomazzi si mise a ridere. Ma nominato segretario Belsito mi annunciò: "Il primo a telefonarmi è stato Giacomazzi. Una di queste sere andiamo a cena".
In Forza Italia era il vice di Lorenzo Zito il portaborse ufficiale di Biondi, che aveva un ruolo importante nell'ufficio di via Brigata Bisagno, tutti i giorni faceva colazione con Bruno Maccarini che all'epoca era il fotografo ufficiale de "Il Giornale". Già allora Belsito aveva la fissa dei titoli di studio. E ogni tanto mi rimproverava: "Voi giornalisti continuate a scrivere dottor Lorenzo Zito, ma so per certo che è solo ragioniere".
A Natale mi telefonava per farmi gli auguri (di solito ero a Limone Piemonte) e quando tornavo a Genova veniva a portarmi una cravatta, che non era certo di Finollo e subito riciclavo. Abitava al Biscione. Sicuramente non navigava nell'oro. Non si vestiva in boutique. Ma aveva una voglia matta di far carriera. E pensava che la politica fosse il sistema migliore per arricchirsi.
1-CONTINUA
Elio Domeniconi