La Repubblica di Grillo
Diciamolo pure: questa è la Repubblica di Beppe Grillo. Ha ripetuto: lo manderemo tutti a casa! Ci riuscirà sicuramente.
Perché la classe dirigente che abbiamo mandato a rappresentarci in Parlamento ha distrutto l'Italia. Quell'Italia che i nostri padri avevano ricostruito dopo lo tsunami del fascismo.
L'altra volta a impossessarsi dell'Italia era stato un maestro elementare di Predappio, provincia di Forlì e quindi sangue romagnolo. Stavolta è bastato un comico di Savignone, provincia di Genova, ma di origini sicule.
Ai manganelli ha preferito le battute del cabaret. Non ha dovuto fare ricorso nemmeno all'olio di ricino. E' bastato uno show nelle varie piazze d'Italia.
Che sarebbe andata a finire così non era difficile prevederlo visto cosa stava succedendo. Nel dopoguerra l'Italia della ricostruzione aveva due protagonisti, Peppone e Don Camillo, Mario Cervi e Fernandel, il sindaco rosso e il parroco di campagna, il comunista e il democristiano. Era l'Italia di Giovannino Guareschi, si rideva (e si polemizzava) leggendo "Il Candido" con le vignette dell'indimenticabile Giovanni Mosca.
E si è sempre sognato un'Italia divisa in due come avviene negli altri paesi: laburisti e conservatori, democratici e repubblicani. Destra e sinistra.
Erano due realtà contrapposte. Poi Moro, democristiano illuminato ha cercato il dialogo con la sinistra. Ma nemmeno lui avrebbe immaginato che un giorno si sarebbe arrivati alla fusione tra il diavolo e l'acqua santa. Il Partito Democratico è questo. Ha messo insieme ex comunisti ed ex democristiani. Una fusione assurda, contro natura. E ne è uscito fuori quel pastrocchio che ora sta scandalizzato tutti.
Forza Italia era stata una grande intuizione di Silvio Berlusconi. Un nuovo partito che si ispirava ai principi del partito liberale. Nel primo governo Berlusconi c'erano ben cinque ministri con la matrice Pli. E noi eravamo felici perché il numero due del partito era Alfredo Biondi. Poi anche qui sono saliti sul carro del vincitore ex democristiani. Ma l'errore più grosso è stato commesso quando proprio Berlusconi, convinto di allargare il proprio potere, ha voluto fondersi con Alleanza Nazionale, che Gianfranco Fini (ex pupillo di Giorgio Almirante erede della Repubblica Sociale) aveva creato sulle ceneri del Movimento Sociale Italiano. Il Cavaliere se n'è pentito mille volte. Forse era già frastornato dai Bunga Bunga ma come poteva pensare di unire gli eredi di Luigi Einaudi (e di Benedetto Croce) a quelli di Giorgio Almirante (e quindi di Benito Mussolini).
Questi errori macroscopici hanno disorientato gli italiani e distrutto certi equilibri. A questo punto non si può che essere d'accordo con Beppe Grillo: mandiamoli tutti a casa. Hanno distrutto l'Italia nata dalla Resistenza. Bisogna ricostruirla.
Elio Domeniconi