La vendetta di Sandro Biasotti
Per capire l'atteggiamento attuale di Sandro Biasotti - apparentemente pappa e ciccia con Claudio Scajola -
bisogna andare un po' indietro. E precisamente all'8 marzo del 2006.
Su "Il Giornale" apparve un botta e risposta tra i due. Biasotti fu intervistato dalla bravissima Paola Setti, che lavorava ancora a Genova. Questo il titolo: Il giorno dopo la chiusura dei giochi l'ex governatore dice la sua verità: "Dissi no a Fini, Casini, Calderoli, Silvio però è un amico. Avrei portato molti voti. BIASOTTI: "ESCLUSO DALLE LISTE, COLPA DI SCAJOLA" Il j'accuse: "Berlusconi mi voleva in Senato ma lui ha posto il veto - Lavora per perdere, per colpa sua Forza Italia è invotabile".
E nell'intervista-bomba le varie accuse: "Io ho sempre combattuto la sua leadership, perché ha una visione politica totalmente opposta alla mia: io credo nella meritocrazia, lui porta avanti gli yesmen". "Si circonda di yesmen e lacchè: con le sue scelte scellerate ha fatto perdere la Casa delle Libertà sistematicamente in tutte le elezioni degli ultimi sei anni, tra le quali le roccaforti di Chiavari, Rapallo, Lavagna, Sanremo e ha contribuito notevolmente alla vittoria in Regione di Claudio Burlando, con il quale continua l'idillio".
"Forza Italia è un partito invotabile, perché il sistema scajoliano è deleterio. Per questo io alle elezioni dirò di non votare Forza Italia e sosterrò gli altri partiti della CdL, che invece stimo e ringrazio, An, Udc e Lega Nord".
"A metà ottobre mi ha chiamato Gianfranco Fini offrendomi di fare il capolista di An al Senato, chiedendomi una risposta entro quindici giorni. Ai primi di novembre, era il ponte dei Santi, mi ha chiamato Pierferdinando Casini, offrendomi di fare il capolista al Senato per l'Udc. Anche Roberto Calderoli della Lega Nord mi ha chiamato, ancora la settimana scorsa, per lo stesso posto. Infine la Dc di Rotondi mi ha offerto di fare il capolista in Liguria, dove non ce l'avrei fatta. E in Veneto, dove invece sarei passato."
"Fini non l'ho più richiamato, perché il mio elettorale non si immedesima in quel partito, mentre ho rifiutato la Dc perché ho sempre combattuto la partitocrazia e quel partito un po' la rappresenta.
All'Udc, che con me è sempre stato molto corretto, ho detto che la proposta di presentarmi al Senato come capolista era un po' rischiosa, era meglio la Camera. Ma loro correttamente e in modo molto coerente hanno spiegato che il posto in Liguria era per Vittorio Adolfo".
"Berlusconi mi ha telefonato per propormi il secondo posto al Senato come indipendente. Voleva il mio aiuto dopo aver saputo che un sondaggio mi attribuiva un contributo dello 0,2 per cento a livello nazionale. Voleva il mio aiuto e io non ho potuto dire di no".
Berlusconi lo chiamò per confermargli la candidatura, Biasotti era allo stadio a godersi Sampdoria-Ascoli. Segui la telefonata di Sandro Bondi, per invitarlo ad andare a Roma a firmare la sua candidatura come indipendente in Forza Italia "in quota alla Dc di Rotondi perché il premier non voleva grane nel partito". Biasotti va a Roma a firmare "come un pirla".
"Scajola ha detto cose calunniose su di me, perché non è vero che ho criticato Berlusconi e Forza Italia, ho solo detto sei mesi fa che se si fosse fatto indietro il premier avrei visto bene Fini o Casini. Scajola ha posto il veto minacciando le dimissioni in massa, sue e dei dirigenti di Forza Italia. Di fronte a quello Berlusconi ha dovuto cedere".
"Con Scajola non parlo dalla sconfitta elettorale per non sprecare tempo. A lui interessa solo distruggere un nemico e perdere. Non so da cosa nasca questo suo atteggiamento, credo sia invidia di chi gli fa ombra. Ha già fatto fuori Luigi Grillo, Alberto Gagliardi, Eolo Parodi (poi è toccato ad Alfredo Biondi n.d.r). E hanno messo un friulano, Ferruccio Saro, al mio posto, che senso ha?"
Ora le parti si sono invertite. Biasotti è il leader di Forza Italia in Liguria, Scajola è il signor Nessuno che "elemosina" (copyright del "Secolo XIX") una candidatura per le Europee. Le sviolinate di Biasotti non mi convincono. Ho l'impressione che si tratti di una vendetta. Che viene consumata fredda. In politica succede.
Elio Domeniconi