L’utopia di Mario Tullo
Mario Tullo vuole "salvare il Pd". Ammette che il partito è dilaniato, urge ricomporre. Ha un sogno: arrivare
alle larghe intese.
Ma, a mio avviso, questo non è un sogno, è un'utopia. Ha in testa il suo organigramma: Giovanni Lunardon segretario regionale (ha votato per lui) e Alessio Cavarra (il candidato di Claudio Burlando) vice. E il terzo incomodo, Stefano Gaggero, in stand-by, è giovane, avrà tempo.
Tullo è in politica da sempre. Ha cominciato come ragazzo di bottega. Poi è riuscito a diventare funzionario di partito. Forse non avrebbe mai immaginato di diventare onorevole. La sua università è stata la strada (a San Teodoro, mica in Albaro), sa di essere un ruspante, anche se dopo essere entrato in Parlamento, ha cominciato a curare il look. Ma è sempre rimasto a fianco degli operai, anche se non si veste più come loro. Appartiene sicuramente alla classe operaia che è arrivata in paradiso.
Da buon funzionario di partito, Mario Tullo soffre a vedere queste lotte intestine, a Roma come a Genova. L'hanno addolorato le accuse di brogli, che si sono registrate nello spezzino. E chissà cosa ha commentato quando ha saputo che nel seggio di Albaro era stato ammesso a votare Gianfranco Gadolla, che più a destra non si può. Larghe intese va bene, ma sino a un certo punto. Quella è stata una provocazione, una beffa da "Amici miei" (non dimentichiamo che l'ex leader locale di Alleanza Nazionale viene dal cabaret).
Tutti vorrebbero rivedere un partito unito, come sogna l'onorevole Tullo. Ma questo PD che partito è? Il mio amico Franco Marenco, ex deputato di Alleanza Nazionale e ora dirigente di Forza Italia, l'ha definito Partito Defunto. Sicuramente è un partito anomalo, visto che ha messo insieme i nemici di una volta, comunisti e democristiani. Chi si è formato nel vecchio PCI come può trovarsi in sintonia con chi proviene dalle parrocchie, dai boy scout e dalla DC.
Chi lo conosce dice che il sindaco (uscente) di Firenze, non è mai stato di sinistra. I vecchi comunisti erano sempre seri, a volte potevano sembrare anche lugubri. Renzi si è formato nella Firenze ridanciana di Leonardo Piraccioni e Giorgio Panarello. Allo stadio abbraccia Carlo Conti, il presentatore de "L'eredità" e delle professoresse, ma anche l'imprenditore calzaturiero Diego Della Valle che ha osato definire "imbecille" John Elkann, il presidente della Fiat, nipote di Gianni Agnelli (e la tradizionale rivalità tra Fiorentina e Juventus non può giustificare certi insulti).
Quando ha voluto farsi un gruzzolo il giovane Renzi non è andato a lavorare, ha preferito presentarsi in tivu da Mike Bongiorno e Paola Barale alla Ruota della fortuna" aveva vinto 44 milioni e 440 mila lire, all'epoca una bella cifra. Ora Renzi per formare un governo, che dovrebbe essere di centrosinistra, si è alleato con il Nuovo Centro Destra e la gente non ci capisce più nulla.
E ora Mario Tullo vuole ricompattare il partito. Spera di mettere d'accordo Lunardon e Cavarra. Potrebbe offrire un ruolo anche a Gadolla...
di Elio Domeniconi