Un Pd sempre più sbilanciato a sinistra
Alcuni affermano di rivedere un Pds, più che Ds, ossia il vecchio Pci che si era appena liberato dei duri e puri di Bertinotti, Cossutta e Diliberto, protagonisti indiscussi della politica italiana tra la fine degli anni Novanta ed il primo decennio del Duemila, celebri con i loro “no” ai vari governi di centrosinistra di Romano Prodi e Massimo D’Alema.
Nelle ultime settimane, l’asse o baricentro dei “Dem” si è nettamente spostato a sinistra, persino un miope lo avrebbe visto.
In primis, complice l’uscita di Matteo Renzi ed i suoi sparuti seguaci (su tutti la bella Maria Elena Boschi ed in Liguria Raffaella Paita, per un totale di circa trenta deputati, che però fanno stare sulle spine il governo Conte bis), ecco che si vocifera di una imminente fusione con Articolo 1, ossia gli ex Pd che sono usciti ai tempi dello stesso Renzi. E quindi sono pronti a rimbarcarsi sulla nave del Pd i vari Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Speranza, Vasco Errani (Governatore dell’Emilia Romagna per tre volte di fila) e una sfilza di assessori vari in tante municipalità italiane.
Poi l’asse a sinistra lo si è visto da come è rilevante nello stesso partito una figura di estrema sinistra come Monica Cirinnà, la nemica spergiurata dei cattolici per le sue continue iniziative per i gay, le lesbiche e i trans. Infine, la clamorosa adesione al Pd di una certa Laura Boldrini, la big di LeU. Insomma, il Pd pare non essere più un grande agglomerato di centrosinistra, ma di sinistra.