Reddito di cittadinanza, Berrino: “E’ stato un fallimento perché concepito male, non è colpa delle regioni”
"Il reddito di cittadinanza è stato un fallimento non per colpa delle regioni che lo hanno boicottato, come ha affermato l'onorevole Gubitosa, ma perché è una forma di assistenzialismo fine a sé stessa e concepita male". Così Gianni Berrino, assessore al Lavoro di Regione Liguria e candidato al Senato per Fratelli d'Italia, commenta le affermazioni del deputato del Movimento 5 Stelle di ieri sera a "Diritto e Rovescio" su Rete 4.
"Gubitosa, nell'accusare le Regioni di aver boicottato il reddito di cittadinanza, ha citato anche il presidente Toti e quindi la Liguria: da assessore al Lavoro posso affermare con certezza che quanto dichiarato dal rappresentante dei 5 Stelle è un'enorme menzogna per giustificare una misura di politica attiva totalmente sbagliata. I numeri in Liguria lo dimostrano: in Liguria abbiamo investito circa 9 milioni di euro del Governo per il piano di potenziamento dei Centri per l'Impiego che, anche durante il lockdown di due anni fa, hanno lavorato tantissimo", aggiunge Berrino.
Nel dettaglio, la Liguria ha investito quasi 5 milioni di euro per il rinnovo infrastrutturale dei Centri per l'Impiego (da 13 passeranno a 15 e saranno tutti completamente rinnovati il prossimo anno), 3,5 milioni per i servizi informativi e 300 mila euro nella formazione degli operatori.
Inoltre la Regione ha usufruito dei circa 10 milioni di euro, assegnati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per spese di personale neo-assunto, per assumere nei Centri per l'Impiego della Liguria 197 persone (di cui 192 già operative).
"Questi sono numeri che smentiscono in maniera categorica le affermazioni dell'Onorevole Gubitosa e dicono che la Liguria non ha boicottato nulla. Se il Rdc ha fallito è perché, ripeto, è una misura di mero assistenzialismo che fa acqua da tutte le parti. Basti pensare, ad esempio, ai navigator assunti nel 2018 per aiutare i beneficiari del rdc a trovare un lavoro: la stragrande maggioranza di loro nel corso degli anni si è licenziato perché insoddisfatto o perché ha trovato un’altra occupazione. Con quale ratio si è potuto pensare di assumere dei precari per aiutare dei disoccupati a trovare un lavoro anche a tempo indeterminato? La vera sfida è aiutare chi non può per diversi motivi lavorare senza mantenere chi il lavoro non lo cerca o lo rifiuta.", conclude Berrino.