Il divorzio di Garrone
Il presidente della Sampdoria Edoardo Garrone non si è presentato in Tribunale per la causa civile del divorzio da Emanuela (per tutti Manuela) Grondona, titolare di un'avviatissima agenzia di pubblicità (rappresenta per la Liguria anche Cairo Editore). Ha preferito lasciar fare al suo legale, avvocato Andrea Campanile (figlio dell'avvocato storico della famiglia Grondona).
Era invece presente a Palazzo di Giustizia la signora Grondona che ha scelto di farsi difendere da Stefano Savi, ex presidente dell'Ordine degli Avvocati.
Manuela ha dato a Edoardo tre figli maschi ai quali il padre (che ne ha avuti altri due dalla compagna Anna Pettene) è legatissimo. Proprio per la tutela dei figli e anche per la riservatezza che ha sempre caratterizzata la famiglia dei petrolieri si pensava che si sarebbe arrivati a un accordo, senza ricorrere al giudice.
Ma l'ex moglie aveva presentato un documento che secondo Garrone era solo una "brutta copia" con le clausole di un possibile accordo. Su quel foglio era stato messa la firma di Edoardo Garrone che l'interessato ha disconosciuto quella firma. E nel corso delle indagini è stato realizzato un accertamento tecnico peritale (con la formula dell'incidente probatorio). E la perizia ha dichiarato falsa la firma di Garrone.
La signora Manuela ha sempre respinto le accuse. Ma il sostituto procuratore della Repubblica Silvio Franz (marito della giornalista Mediaset Rosanna Piturru) l'ha rinviata a giudizio. E' accusata del reato di cui all'articolo 485 del codice penale: "falsità in scrittura privata". La legge prevede una pena che va dai sei mesi ai tre anni di reclusione.
Il processo è stato avviato davanti al giudice monocratico Massimo Todella. Si sa che gli avvocati delle due parti stanno lavorando per arrivare ad un accordo. Perché Edoardo Garrone non vuole certo far condannare la madre dei suoi primi tre figli. Ma non vuole nemmeno che passi per documento ufficiale quello che era soltanto una bozza d'accordo ancora da limare. E che comunque non aveva mai firmato.
Elio Domeniconi