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La crisi c'e' ancora?

Laura Astuni

Non si sente parlare d'altro. I media tormentano lettori e ascoltatori. I negozi chiudono, le imprese falliscono,

le persone perdono il lavoro, i giovani rimangono disoccupati e i mendicanti, alle porte delle chiese, dei supermercati, in giro per le strade, sono sempre di più.
Allora, gli italiani, preoccupati, ricordano con nostalgia i tempi in cui potevano fare le cicale e si costringono a regimi di vita più spartani, rimodellando la loro quotidianità ad esigenze più modeste, come la formica della favola di Esopo. C'è la crisi continuano a ripetere, in tono quasi scaramantico, nella speranza ch , questa intrusa pericolosissima, un giorno, non troppo lontano, possa abbandonare il Paese, improvvisamente, così come si  era materializzata.
“Ma sarebbe così semplice!” Si sente dire, in ogni contesto sociale. “Basterebbe ridurre le spese della politica, innanzitutto, gli sprechi! Quelli di Montecitorio ci hanno portato alla rovina, a furia di rubare i nostri soldi! Almeno sapessero governare!”. E poi, si intromette, immancabilmente, uno che la politica l'ha vissuta da giovane, ai tempi di Andreotti, di Craxi, del Socialismo vero e della mitica Democrazia Cristiana. “Certo, anche loro non si sono fatti mancare nulla, ma almeno facevano stare bene gli italiani!”.
Mi chiedo come non sia chiaro a tutti una verità così lampante: un tempo le casse dello Stato erano ancora piene. Ma cosa si può fare per uscirne? Sembra una domanda da un milione di dollari,  a cui hanno cercato di rispondere  centinaia di economisti. Evidentemente senza successo. Io non sono una di loro, tanto meno un matematico, a stento ricordo le tabelline per fare i conti della spesa, né un premio nobel, però ho riflettuto, anche io, sulla questione. Su questo mistero così insolubile. Forse la risoluzione sta dentro  ognuno di noi e non dipende da un calcolo matematico, da un semplice dare e avere. Ci siamo mai chiesti se, nel nostro piccolo, abbiamo la coscienza a posto? Se paghiamo le tasse, se rispettiamo il vicino di casa, se insegniamo ai nostri figli a non sporcare le strade, a non imbrattare i muri con fantasiosi murales, a rispettare le regole? Ci siamo mai chiesti se ci consideriamo un popolo? O, semplicemente, una monade isolata nel proprio spazio? Forse, bisognerebbe cominciare proprio da lì, a lavorare dentro di noi, per cambiare. E' un cammino lungo, lo so, ma se, ogni giorno, facessimo un passo in più, magari, una mattina ci sveglieremmo e ci accorgeremmo che la crisi è sparita.

Laura Astuni
(scrittrice)

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