Le sparate di Marco Bisagno
Nel mondo dello shipping ci si chiede perché il "Secolo XIX" concede tanto spazio alle "sparate"
di Marco Bisagno, leader di Gin (Genova Industrie Navali).
Non le firma il responsabile del settore "economia & marittimo" Francesco Ferrari. Il vicepresidente di Confindustria Genova viene affidato al giovane Matteo Dell'Antico.
Oggi il "Secolo XIX" gli ha dedicato un articolo a cinque colonne, sintetizzato in questo titolo: "Riparazioni navali a Genova. La società che gestisce le vasche sarà privatizzata. "Un milione per l'Ente Bacini? Follia". Bisagno (Gin): "Felice per l'Authority se qualcuno pagherà una cifra del genere".
E' un articolo costruito sul nulla. Perché il bando sulla privatizzazione uscirà a settembre. Il cronista ammette che sull'argomento "gli uffici (dell'Authority ndr) restano per ora con le bocche cucite".
Ma allora chi ha parlato di un milione? L'ha indicata (con che criteri?) il "Secolo XIX" e Marco Bisagno è stato subito ospitato per commentarla. Lui e basta. Nessun altro rappresentante delle società che potrebbero partecipare all'asta per l'assegnazione. Anche se Dell'Antico ha scritto "non ci va giù leggero Marco Bisagno" il leader del "Gin", stavolta preferisce l'arma dell'ironia. E garantisce che "se l'Autorità portuale trova qualcuno disposto a sborsare una cifra del genere, allora sono contento per Palazzo San Giorgio".
Ma chi ha fatto la cifra di un milione? Ve l'abbiamo detto: l'ha fatta il "Secolo XIX", pur ammettendo che a Palazzo San Giorgio nessuno parla.
E allora nel mondo dello shipping si chiedono perché il "Secolo XIX" (che pure con la direzione di Massimo Righi sta migliorando di giorno in giorno) ha indicato quella cifra e perché Marco Bisagno è stato ospitato per fare il processo alle intenzioni?
Un motivo ci deve essere, concludono gli operatori del settore. Perché è certamente una forma inusuale di giornalismo quella di commentare un bando che uscirà a settembre e sul quale probabilmente il presidente dell'Ente Bacini, dottor Cepollina, e i suoi collaboratori stanno ancora lavorando.
Elio Domeniconi