L'esempio di Spinelli-Volpi-Malacalza
Lo dicono tutti (o quasi): Genova è una città per vecchi, sicuramente non è una città per giovani.
Si può anche sottoscrivere questo luogo comune, ma secondo me è necessario distinguere.
In tanti campi, ai giovani vengono chiuse le porte in faccia, ad esempio nell'editoria, cominciando dalla televisione. E' lunghissimo l’elenco di coloro che per affermarsi - ma anche semplicemente per trovare un lavoro - sono stati costretti ad andarsene, destinazione Milano oppure Roma. Quasi tutti si sono affermati, perché erano bravi e lontano da Genova hanno potuto mettere in mostra le loro qualità.
A Genova, inutile negarlo, si preferisce ricorrere ai pensionati, che costano meno e non hanno nemmeno più bisogno dei contributi. In genere il pensionato, per difendere il proprio cadreghino, è portato a non valorizzare i giovani, ha paura di essere poi scavalcato.
I sindacati fanno finta di non vedere. E i giovani bravi continuano a scappare.
Diverso è il discorso dei vecchi che continuano a lavorare nelle loro aziende. Hanno inserito i propri figli, ma continuano a lavorare, anzi a comandare. E questo è sicuramente legittimo. Hanno creato loro queste aziende che hanno poi avuto successo. Ma continuano ad andare in ufficio, per portare il loro contributi.
Questi "vecchi" rappresentano un'energia positiva, sono una marcia in più. Sono preziosi per Genova, per andare avanti.
In questi giorni, sui giornali, si parla molto di Aldo Spinelli, di Gabriele Volpi, di Vittorio Malacalza. Hanno superato i fatidici "settanta", ma non sentono il peso dell'età. Pur essendo diventati straricchi, con il frutto del loro lavoro, continuano a lavorare con lo stesso entusiasmo di quando avevano cominciato.
Spinelli, classe 1940, ha appena concluso con gli inglesi, un'operazione che gli ha fruttato 800 milioni. E ora ha deciso di investirli, cominciando con l'acquisto dell'aeroporto. Creerà tanti nuovi posti di lavoro. E non si limita al business, trova pure il tempo per seguire il Livorno, di cui è presidente da tanti anni.
Volpi è diventato ricco in Nigeria, con il petrolio. Da ragazzo giocava a pallanuoto, così da bravo rechelino, ha preso la Pro Recco, con la quale continua a vincere scudetti e coppe. Gli piace il calcio, ha comprato lo Spezia, un giorno potrebbe prendere anche la Sampdoria, è la squadra del suo cuore. Sta andando pure alla conquista di Cuba. Intanto ha progetti importanti anche in Liguria, con Flavio Briatore.
Malacalza è arrivato a Genova da Bobbio. E' diventato uno degli uomini più ricchi d'Italia. L'acciaio è stato il punto di partenza. Poi ha diversificato le attività, investendo nei settori giusti.
Tutti e tre continuano a lavorare non solo per continuare il business, ma anche perché si divertono.
Aldo Spinelli, Gabriele Volpi, Vittorio Malacalza: ce ne fossero "vecchi" così. Perché sono tre "vecchi" che danno lavoro ai giovani.
Elio Domeniconi