Nessuno vuole la Fiera...
Sembravano tutti d'accordo: bisogna trovare al più presto un presidente della Fiera, visto che Sara Armella
ha deciso di andarsene senza aspettare la fine del mandato. E bisogna nominare al più presto anche un direttore generale, dato che Antonio Bruzzone da alcuni mesi se n'è tornato alla Fiera di Bologna.
La Fiera era il centro motore della città, non si può lasciarla andare alla deriva.
Per il ruolo di direttore generale non ci sono problemi, tutti fanno il nome di Alberto Cappato, amministratore delegato del Porto Antico.
Non sarà invece facile trovare il presidente. Non c'è la caccia alla poltrona. La Fiera ormai è una scatola vuota. Negli ultimi anni ha pensato solo al bilancio: ridurre il personale e quindi il costo del personale stesso. Operazione compiuta. Ma adesso?
La situazione è un po' complicata. L'avvocato Armella era stata scelta dal presidente della Regione Claudio Burlando e dalla sindaca Marta Vincenzi. Tutti targati PD, come pure l'allora marito dell'Armella, l'archeologo Giovanni Lunardon. Ora al vertice della Regione c'è un rappresentante del centrodestra, il forzista Giovanni Toti. Ma la maggioranza della Fiera appartiene al Comune e alla città metropolitana. E il sindaco Marco Doria, dopo le dimissioni della Armella, si è subito incontrato con Toti per arrivare a una scelta condivisa. Ma gli ostacoli sono tanti.
Primo. Nessuno crede più in una Fiera autonoma. Tutti sostengono che bisogna arrivare a una sinergia se non a una fusione con il Porto Antico. Solo con strategie comuni si può arrivare al rilancio.
Secondo. Per rilanciare una scatola vuota occorrono risorse, dato che sinora la Fiera produceva solo deficit. E risorse non ce ne sono.
Terzo. Forse un sistema per far tornare grande la Fiera, ci sarebbe: affidarla ai privati. Non ci sarebbero più le pastoie della burocrazia. Una struttura snella permetterebbe di fare tante cose.
Ma chissà se si arriverà alla privatizzazione e semmai quanto tempo ci vorrà.
Quindi, non si può essere ottimisti sul futuro della Fiera. Che una volta era il volano di Genova. Una volta.
Elio Domeniconi