Contro la crisi
I dati che impietosamente ci vengono consegnati dalla camera di commercio di Mestre e da tutte le associazioni
di categoria ci illustrano un paese in grande affanno, se non addirittura prossimo al collasso.
Calano consumi (si torna indietro di 20 anni) investimenti produttivi (azzerati), PIL (-2%) la fiducia dei cittadini è ai minimi termini mentre aumentano i disoccupati ( +11%) salgono le imposte (42%) e il debito pubblico appare oramai fuori controllo avendo superato il punto di non ritorno dei 2000 miliardi.
L’italiano medio appare sempre più disorientato e preoccupato per il proprio futuro, molto più di quanto non lo siano coloro i quali hanno creato questo guaio.
Abbiamo provato governi di coalizione, di emergenza, tecnici, di destra, di sinistra e di centro, ma a nulla pare siano serviti se non a peggiorare progressivamente la situazione generale.
Oggi il paese è pericolosamente in bilico tra un default tecnico e un futuro di grande disagio sociale.
Comunque vada saranno guai. Continuo ad essere convinto che questo paese sia tecnicamente fallito e che, se non si inciderà con scelte coraggiose e incisive, sia solo oramai questione di tempo.
Quello che più mi sgomenta è la ricetta che i governi di mezza Europa, messi alla frusta da Bruxel stanno adottando per allontanare lo spettro del fallimento.
Siamo in molti a ritenere che inasprire il carico fiscale distribuendo a pioggia imposte e tasse ai cittadini e alle imprese, colpendoli disordinatamente e subdolamente con provvedimenti coercitivi e con metodi da stato di polizia, sia esattamente il contrario di quello di cui il paese ha oggi bisogno.
Questo mio pensiero trova triste conferma nei dati che ci giungono dopo l’attività di un anno di governo tecnico che ha forse migliorato i conti generali del paese ma ha gettato nel panico e nella miseria migliaia di cittadini e di imprese che mai più saranno in grado di recuperare quanto hanno perso nel corso dell’anno.
Nel 2012, 240.000 imprese hanno chiuso i battenti e il saldo con le nuove partite iva è oggi negativo. Sempre meno italiani vogliono fare impresa!
Aver concentrato tutti gli sforzi nell’introdurre leggi tese al recupero del gettito fiscale, senza tener conto di chi questo gettito produce, ha messo in corto circuito un sistema che sino a qualche anno fa aveva forse ancora una possibilità di sopravvivenza.
Oggi siamo in emergenza, e quel che è peggio è che non si intravedono vie di uscita a questa spirale depressiva.
Il calo del gettito IVA registrato nell’ultimo semestre 2012 è lì a testimoniare una forte riduzione dei consumi, che presto si tradurrà in un’altrettante pesante riduzione del gettito fiscale; il cane che si morde la coda.
Mettendola in metafora, si potrebbe dire che si è uccisa la vacca per sfamare con la sua carne i robusti appetiti dei mercati finanziari trascurando il fatto che dopo la grande abbuffata non vi sarebbe stato più latte per nessuno!!!
Se ancora esiste una speranza per risollevare le sorti del paese questa può giungere unicamente da chi crea e distribuisce ricchezza con il proprio impegno e sacrificio quotidiano e non certo da chi escute sistematicamente le imposte con metodi coercitivi e intimidatori.
Per fare questo occorre con urgenza tornare al liberismo di mercato, meno stato e più impresa, azzeramento della burocrazia inutile e costosa (in GB si apre una azienda in un giorno a costo zero, nel nostro paese occorrono mesi e qualche migliaio di euro).
Posizionare l’imprenditore al centro della scena premiandone gli sforzi con azioni concrete e lungimiranti favorendo quindi la nascita di nuove iniziative e lo sviluppo di quelle già esistenti, questo è il leitmotiv che dovrà accompagnare le azioni del governo da oggi in poi.
Di seguito un breve elenco di azioni che se messe in atto potrebbero dare una concreta speranza a questo paese di uscire da questa orribile situazione per riprendere il cammino verso un futuro meno incerto.
1 - Richiedere l’applicazione della Legge sul rispetto dei termini contrattuali da parte dei soggetti pubblici e privati;
2 - Defiscalizzazione degli investimenti e delle assunzione come regola e non come eccezione;
3 - Accesso al credito agevolato per le giovani imprese (start-up);
4 - Privilegiare i fornitori nazionali da parte delle Aziende pubbliche e private quando queste ultime beneficiano di contributi e agevolazioni di stato;
5 - Riduzione del costo del lavoro attraverso uno sgravio dei costi contributivi;
6 - Premiare le aziende che a seguito di autocertificazioni dimostrino di aver operato in maniera virtuosa;
7 - I crediti in sofferenza non dovranno necessariamente attendere la conclusione dell’iter fallimentare per essere decurtati dai ricavi dell’esercizio e l’Iva potrà essere recuperata entro l’anno di fatturazione;
8 - Ridurre le imposte o procrastinarle quando l’azienda dimostri di vivere situazioni di emergenza;
9 - Estendere gli ammortizzatori sociali a tutte le imprese di tutte le dimensioni e settori merceologici che abbiamo forza lavoro occupata da almeno un quinquennio;
10 - Ecologia e business la vera risposta alla crisi del secolo;
11 - Laissez-faire: meno Stato più Impresa
Walter Pilloni
Imprenditore