Le contraddizioni di Giorgio Carozzi
Il mondo dello shipping legge sempre con grande interesse la Pilotina blog sul "Secolo XIX" perché
Giorgio Carozzi da Ricaldone, cugino dell'indimenticabile Luigi Tenco, conosce meglio di ogni altro il fronte del porto e non a caso in molti lo vedrebbero bene a Palazzo San Giorgio, alla guida dell'Autorità Portuale. I numeri li avrebbe tutti.
E proprio per questo continua a collaborare con il "Secolo XIX", che in genere abbandona chi va in pensione. Diciamo pure che Carozzi rappresenta il fiore all'occhiello del giornale nel settore marittimo. Ha una marcia in più.
Per questa sua riconosciuta competenza specifica, ha suscitato perplessità il suo fondo dal titolo: "Merlo, un errore abbandonare proprio adesso la guida del porto di Genova". Perplessità perché Carozzi ha sempre giudicato con occhio critico la gestione di Merlo. E ora arriva a scrivere che non deve dimettersi "anche se la moglie Raffaella Paita venisse eletta governatrice della Liguria". Tutto questo quando lo stesso Merlo ha riconosciuto l'incompatibilità del suo ruolo con quello della consorte. Finalmente un atto corretto. E il fustigatore di costumi Carozzi che invita Merlo a infischiarsene anche del conflitto d'interessi.
Carozzi vuole che Merlo rimanga al suo posto sino alla scadenza del mandato per questi motivi:
"Attacco al ruolo e all'occupazione dei portuali delle Compagnie, liberalizzazione selvaggia, opere incompiute e altre da avviare, privatizzazioni da chiudere. Soprattutto credibilità politica da riconquistare..."
Tutto vero, se non fosse che il signor Merlo è a Palazzo San Giorgio da ben sette anni. E cosa ha fatto in questo periodo se negli ultimi mesi del mandato, secondo Carozzi, dovrebbe risolvere tutti questi problemi?
Per sette anni il dottor Carozzi ha evidenziato le lacune della gestione Merlo, e ora ha raccontarci che se ne va Merlo, per il porto di Genova sarebbe una sciagura?
No, qualcosa non quadra.
Elio Domeniconi