A Genova a picco compravendite di negozi
Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, nell’ultimo anno considerato – terzo trimestre
2018 rispetto a terzo trimestre 2017 – il numero di compravendite di immobili non abitativi è diminuito del 10,3%. Lo segnala Confedilizia, precisando che nelle otto principali città per dimensione demografica (Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, Bologna e Firenze), le compravendite di uffici e studi privati sono diminuite in media del 27,9%, con picchi del 59,8% a Firenze, del 52% a Roma, del 39,6% a Bologna e del 37,2% a Napoli. Per quanto riguarda negozi e laboratori, si evidenzia il caso di Genova dove si è verificato un crollo record con un preoccupante -22,9%, più elevanto del -15,5% a Milano e del -3,5% a Torino.
Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha così commentato: “Sono numeri sconcertanti, che dimostrano quanto urgente sia intervenire attraverso riduzioni fiscali in questo comparto così importante dell’immobiliare. La prima occasione utile è data dal prossimo esame in Senato del disegno di legge di bilancio, dove il Governo ha previsto un avvio troppo timido di una misura – la cedolare secca sugli affitti – che, se introdotta in modo più coraggioso, consentirebbe di dare nuova vita ad un mercato in grave crisi”. Il vice presidente di Confedilizia e presidente di APE, Associazione Proprietà Edilizia Genova, Vincenzo Nasini conferma la consistenza del caso Genova: “E’ un trend negativo che nasce con la crisi economica ed è stato aggravato da alcune manovre a cominciare da quella di Monti. . La città rischia di perdere una parte del suo tessuto commerciale e, in alcune zone, già è totale la desertificazione commerciale. Occorre reagire con una nuova legislazione che estenda la cedolare secca anche agli affitti commerciali. Per Genova occorre estendere anche il doppio canale libero e agevolato anche in questo settore. Con Bisogna dare più flessibilità e libertà a chi contrae i contratti, incidendo anche sulle spese di avviamento e prelazione, che invece oggi sono bloccate da una legge che risale al 1978. Il Comune di Genova può fare la sua parte con una fiscalità che tenga conto dell’attuale situazione”.