Una Pasqua preoccupata per Antonio Benvenuti
In questi giorni si è molto parlato della crisi che ha colpito la Compagnia Pietro Chiesa,
ormai destinata a essere messa in liquidazione. La scorsa settimana, gli storici carbunin hanno bloccato il porto di Genova per rivendicare il loro posto di lavoro. La protesta è stata sospesa sotto la promessa di essere ricevuti dopo Pasqua in Prefettura. Alcuni terminalisti del porto di Genova e la Culmv si sono detti disponibili a assumere i 24 carbunin che rischiano di restare a casa, anche se questi vorrebbero andare tutti alla Culmv. Ma anche la Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie (poi nominata Paride Batini, dal nome del suo storico console) sta vivendo un momento particolarmente delicato. Abbiamo chiesto all’attuale console, Antonio Benvenuti, quali sono i problemi che preoccupano la compagnia.
Console, cosa succede alla Culmv?
Stiamo attraversando un periodo di difficoltà economica a causa di crediti che non riusciamo a incassare da oltre 14 mesi dai terminalisti. Una cifra importante che supera i 2.400.000 euro. Inoltre, per avere liquidità, abbiamo dovuto ricorre al factoring per circa 2.500.000 euro. In pratica ci siamo fatti anticipare fatture, relative a lavori già eseguiti, dalla banca, ma anche in questo caso i clienti tardano a pagare e i fidi sono a tappo, così non possiamo farci anticipare altre fatture. Ad oggi, abbiamo crediti da esigere per oltre 5.000.000 euro, il 10% del nostro fatturato. Troppi. Anche perché ci costringono a pagare pesanti interessi bancari che non dovrebbero essere a carico nostro.
Perché non vi pagano il lavoro fatto?
Dei tredici terminalisti con i quali lavoriamo, abbiamo problemi più pesanti con tre. C’è chi ci sta mettendo in difficoltà nonostante che nel suo terminal facciamo il 55% del nostro lavoro. Malgrado i ritardi con i quali veniamo pagati, ci siamo sempre resi disponibili con tutti. A causa delle navi sempre più grandi, ci è stata chiesta più flessibilità, più uomini contemporaneamente in minor tempo. Ci siamo adeguati. Lo scorso anno abbiamo fatto il record di chiamate, oltre 222.000 giornate. Se ci fermassimo anche per un solo turno, soprattutto di sabato e domenica, si fermerebbe il porto.
Forse il vostro lavoro costa troppo?
Assolutamente, no. Nel 2015 era stata deliberata una tariffa per il costo di lavoro a turno (giornata di lavoro di un socio, ndr) di 232 euro, ora siamo fermi a 225 euro. Circa la metà va destinata al socio, fra stipendio e contributi, il resto alla compagnia per gestione, contributi e tasse.
Come pensa di risolvere questo problema?
Sono seriamente preoccupato. Se non arrivano i pagamenti che attendiamo, rischiamo di non poter fare gli stipendi il prossimo 20 aprile. Allora dobbiamo muoverci per tempo. Intorno al 10 o 12 aprile ho intenzione di convocare un’assemblea per mettere al corrente della situazione tutti i soci. Chiederò a loro un mandato per procedere con tutte le nostre forze.
Finirà la pace sociale in porto?
Con queste condizioni non ci può essere. Vede, se non entrano i crediti definiti, e questa non è una trattativa, non solo non riusciremo a pagare gli stipendi di aprile, ma a giugno non saremo in grado di raggiungere il pareggio di bilancio, una condizione che ci obbligherebbe a decisioni drastiche. Abbiamo 1.000 soci, quasi tutti lavorano sulle banchine. Non possiamo non pagare gli stipendi a questi ragazzi che hanno famiglia.
Cosa si aspetta dai terminalisti, dall’Autorità di Sistema e dagli enti?
Dai terminalisti i pagamenti. Per quanto riguarda l’Autorità, pochi sanno che ha la facoltà di revocare le concessioni ai terminalisti morosi. Non vogliamo certo arrivare a questo, ma, visto che il nostro lavoro crea ricchezza ai terminalisti, dobbiamo essere pagati. Il decreto salva conti del sen. Roberto Cassinelli, che permette all’Autorità di Sistema di intervenire con delle compensazioni, utilizzando una quota delle tasse sulle merci sbarcate e imbarcate, a fronte di un piano di risanamento e sviluppo presentato dalla compagnia, che deve però essere approvato dall’Autorità di Sistema, è sicuramente per noi molto positivo, ci permetterà di avere una continuità sul lavoro. Dobbiamo però incontrarci con il presidente Signorini e gli enti locali.
L’attuale difficoltà della Culmv giova a qualcuno, magari a chi potrebbe interessare la nascita di una nuova realtà simile alla vostra?
Penso proprio di no. Come ho detto, offriamo un servizio molto puntuale a un prezzo molto competitivo. Gli spezzatini improvvisati non funzionano da nessuna parte, tantomeno in porto dove bisogna lavorare con professionalità e testa. Le nostre tariffe sono basse, difficilmente si può fare il nostro lavoro a meno. Una rottura non giova a nessuno.
Assumerete i 24 soci della Pietro Chiesa?
Sono camalli come noi. Se non saranno assunti dai terminalisti e se noi riusciremo a risolvere i nostri problemi, sì. Con il loro console, Tirreno Bianchi, abbiamo già un accordo in questo senso.
Grazie e Buona Pasqua
Anche a lei.