L'ultimo libro di Mauro Baldassarri
Il libro racconta attraverso le fotografie la vita e i sentimenti degli emigranti liguri a cavallo fra otto
e novecento. Una buona parte delle fotografie che costituiscono la raccolta è arricchita da didascalie scritte a mano, che aiutano a capire il contesto storico e sociale in cui sono state scattate. Vengono generalmente inviate come supplemento d'informazione, insieme alle lettere, per "farsi vedere", per testimoniare in maniera simbolica la propria presenza all'interno della comunità di origine anche se ci si trova a migliaia di chilometri di distanza. Esse diventano così "surrogati di presenza” in virtù della superiorità comunicativa che la cultura popolare attribuisce alla fotografia rispetto al mezzo scritto.
Il libro si apre con la prefazione dello storico Antonio Gibelli che introduce il tema della migrazione in Liguria analizzandone brevemente il fenomeno ma soprattutto spiegando la nascita di un lavoro pioneristico fatto dall’autore analizzando gli archivi famigliari di gente comune, “soprattutto migranti e combattenti delle guerre di massa”. La ricerca, che poi sfocerà nella mostra “Le vie dell’America (1989)”, prende il via dalla frequentazione dell’Archivio Ligure della Scrittura popolare e poi prosegue con le interviste che l’autore fa ai discendenti e parenti delle famiglie coinvolte nelle migrazioni: dalla provincia di Savona ci sono le famiglie di Biale, Parodi e Pescio, da Cogoleto ci sono le immagini della famiglia Ghigliazza che emigrarono in Argentina senza mai fare ritorno, da Serra Riccò parte la famiglia Parodi... la Valfontanabuona e l’entroterra chiavarese restano i luoghi dove più forte si verificò il fenomeno migratorio. Qualcuno torna ricco, come Pietro Torre (nel 1860) che ha trovato l’oro, i più non tornano affatto. Restano le fotografie a testimoniare la loro storia, gli affetti e la loro esistenza.
Oggi da terra d’emigranti siamo diventati terra d’immigrazione, anche se il mare adesso non è più l’oceano ma è il Mediterraneo. Sono cambiate le tecnologie, ma sono rimaste le fotografie e le lettere, che adesso si chiamano “selfie”, e social network. Il risultato finale però non cambia: i “surrogati di presenza” viaggiano da una sponda all’altra di un mare, che può essere ostile, per mantenere o rinsaldare quei legami che la distanza e il tempo cercano di erodere e cancellare.
L’autore: Mauro Baldassarri è redattore, fotografo, web designer, consulente per la creazione, lo sviluppo e la gestione di contenuti per il web, l'editoria, la comunicazione e i media. Ha curato per Camminare (Fusta Edizioni) la rubrica Dogwalking. Ha studiato la storia dell’emigrazione ligure fra otto e novecento dedicando particolare attenzione all’aspetto dell’utilizzo del linguaggio fotografico da parte degli emigranti stessi, studi che sono confluiti come contributo alla realizzazione della mostra La Via delle Americhe e del relativo catalogo (Genova, 1989). E’ stato per dieci anni contents manager di un importante portale nazionale dedicato alla mobilità e al trasporto pubblico e, precedentemente, autore di contenuti per una collana di prodotti multimediali di DeAgostini (Città del mondo).
Per Internòs Edizioni ha curato “Quelli dei comitati” (di Giordano Bruschi, 2014), volume dedicato a raccogliere testimonianze e documenti relativi all’attività dei comitati spontanei di cittadinanza attiva a Genova nel recente passato Ha partecipato a un progetto di sviluppo turistico nella regione dell’Alto Solimoes nello stato di Amazonas in Brasile, progetto inserito nel piano di cooperazione internazionale “Brasil Proximo”, di cui ha curato l’edizione dei contenuti sul web e lo sviluppo del sito. E’ presidente di “Associazione TeA–Turismo e Ambiente”, attraverso la quale partecipa al progetto di costituzione di un organismo regionale ligure dedicato allo sviluppo di attività di cooperazione internazionale.