Intervista a Isabella Pileri
Intervista alla scrittrice Isabella Pileri, voce genovese nel rose noir.
Prendiamo occasione dalla sua partecipazione al convegno di Palazzo Ducale sulla violenza contro le donne. Che senso ha la tua partecipazione?
Quando la criminologa Francesca Buffa, un’amica che stimo ed il cui lavoro appassionato seguo da molti anni, mi ha chiesto di partecipare, ho detto subito di sì. Purtroppo ogni giorno assistiamo a casi di cronaca nera che mettono in luce le cifre allarmanti del femminicidio. All’incontro parteciperanno molti esperti della materia: io, invece, come giallista, affronterò il tema dal punto di vista letterari. Cioè come si raffigura in letteratura, e particolarmente nei miei libri, la violenza sulla donna. Già nel mio secondo romanzo “Il peccato chiama peccato” il personaggio di una prostituta sfruttata da un protettore violento mi aveva permesso di toccare il tema. In “Schegge di memoria” invece, la mia protagonista Vera Keller ha subito gravi maltrattamenti, o almeno li ricorda come tali. Ma non dico di più per non svelare la trama.
Quindi c’è un interesse per la tematica, da dove nasce?
Beh, prima di tutto dal fatto che io scriva gialli, dove succede sempre qualcosa di truculento: morte e violenza sono la base. Anche se negli ultimi anni ho approfondito maggiormente il tema dei sentimenti. Non a caso, il mio “Schegge di memoria” è stato definito dalla critica un rosenoir. Anche il nuovo libro, su cui sto lavorando adesso avrà come sfondo l’accoppiata amore/morte. Con finale a sorpresa, ovviamente.
Quindi il genere rosenoir è il suo, ormai…
Il genere rosenoir mi ha dato per il momento grosse soddisfazioni, e “Schegge di memoria”, edito da De Ferrari, anche se uscito da due anni sta continuando ad avere fortuna: pochi giorni fa era fra i bestseller IBS di Narrativa italiana thriller. Spero che anche il prossimo romanzo avrà lo stesso esito.
Narrativa un po’ femminile, quindi…
Mi sono chiesta spesso se esista una narrativa femminile ed una maschile, voglio dire connotate da un certo modo di scrivere e di approcciare i temi, o magari pensata di più per le donne che per gli uomini. I critici capiranno più di me, ma nel caso della violenza sulle donne è lo stesso grado di sensibilità verso il tema che rende le pagine delle scrittrici molto coinvolte. Il sentirsi deboli, fragili, in balia di chi è più forte e prepotente non ha nulla a che fare col femminismo, ma piuttosto con l’essere semplicemente “l’altra metà del cielo”.Detto questo, ritengo che la letteratura possa contribuire molto alla presa di coscienza sull’assurdità di certi comportamenti - anche e soprattutto quello di subire - in una società dove la forza fisica non dovrebbe essere , e non è, determinante per la sopravvivenza o per il successo.
Una sua autopresentazione…
Credo di essere una persona come tante, ma una persona che scrive. Voglio dire: per ogni scrittore-ascoltavo l’altro giorno un’intervista di Dacia Maraini che diceva che se le togliessero la scrittura sarebbe come impedirle di respirare - scrivere è un’esigenza naturale, come appunto mangiare o respirare, Quindi scrivo, e non posso impedirmelo. Naturalmente scrivere poi diventa un mestiere, fatto di lettura, in primo luogo, e poi di tanto esercizio: per esempio una fase molto dura è la correzione, quando si tratta soprattutto di togliere, accorciare,rendere snello il testo, pur mantenendo il proprio stile (nell‘ipotesi che si sia trovato uno stile proprio…). E nel profondo del testo, comunicare il tuo mondo, un mondo che si evolve con te, con la tua vita e le tue esperienze, pur mantenendosi ben lontano dall’autobiografia.
Non c’è traccia di autobiografia nei tuoi romanzi, quindi.
Qualcosa di autobiografico c’è nel detective Baglioni, il mio antieroe pigro e intuitivo. A volte resta la memoria di qualcosa di vissuto trasferito sui personaggi. Ma io vivo di invenzione, perché il mondo della fantasia è per me il rifugio dove trovo riparo da quello che nel mondo reale non mi piace.Infatti a volte paio un po’ stralunata e perduta in altre dimensioni. Però, dato che sono anche un legale, devo fare Switch off ed essere precisa e affidabile professionalmente. Questo è duro, a volte vorrei avere tutto il tempo per scrivere, e nel contempo fare esperienze professionali coinvolgenti, migliorare nel mio lavoro. Insomma in me coabitano due persone con aspirazioni diverse. Speriamo di farle convivere in armonia.
Cosa ti piace di più nella vita?
Amo da pazzi gli animaletti. Ho un cane e un gatto che sono i miei fratellini , li ho sempre avuti sin da piccola e sono cresciuta con loro..Da qui la mia scelta di essere vegetariana perché non sopporto di vedere un animale ucciso. Siamo tutti su questa terra, e noi uomini abbiamo privato gli animali di molte delle loro risorse e del loro habitat. Questo mi fa molto male e a volte mi rende pessimista sull’uomo in generale e sulla società che abbiamo costruito.
A livello di vita privata come stiamo?
Sono single, io dico per scelta (per ora)...come la Perpetua del Manzoni. Non riesco a accontentarmi di storielle così così e d‘altronde, come tante coetanee, non riesco più a obbedire al modello delle nonne, quello che permetteva alle famiglie di non separarsi. Fra le mie amiche molte sono già separate o divorziate, il che mi fa immaginare che sia molto difficile restare con un uomo per molto tempo. Sogno di avere un uomo amico, capace di condividere il mio tempo, ma anche in grado di rispettare i miei spazi..Esiste un uomo così? Forse sì, ma non ho avuto la fortuna di incontrarlo. Perché l’uomo che sogno - mi sa che è il Principe Azzurro , che come il Principe del foro non esiste - deve essere capace di sostenermi nelle avversità, anche se come tutti i Toro - scusi la banalità - sono paziente nell’affrontarle e forte nel sopportarle. Credo anzi che questa sia la mia qualità migliore.
Poi amo l’arte e appena posso visito qualche mostra. Mi piace anche seguire le tendenze, nella moda per esempio. E poi amo la musica di tutti i generi e di tutti i paesi, scoprire musica che magari si sente meno, quella di altri paesi.