Nei giorni scorsi mi è stata notificata l’esistenza di un’indagine penale a mio carico per il reato di peculato. Mi si contesta la mancata restituzione al Comune di Genova di cinque pendrive e di un libro, del valore di 24 euro, acquistati con i fondi del gruppo “Lista Musso” nel ciclo 2012-2017 del Consiglio Comunale di Genova. Alla vicenda è stato dato grande risalto mediatico, collocandola nel filone giornalistico-giudiziario delle c.d. “spese pazze” dei politici.
Non mi unisco al coro “i magistrati dovrebbero occuparsi di cose più importanti”. Come contribuente, anzi, sono contento se riescono a occuparsi anche di cose così. Ritengo quindi mio dovere fornire tutta la collaborazione necessaria, come sto facendo. E aggiungo un personale ringraziamento agli ufficiali di polizia giudiziaria che mi hanno interrogato, per la professionalità e la sensibilità dimostrate in questo mortificante frangente.
Nel merito, credo che le pendrive, per la loro funzione di trascrizione e conservazione di documenti nel tempo, che ne fanno l’evoluzione tecnologica del quaderno o del dischetto, siano naturalmente destinate a non essere restituite una volta in uso. Le altre amministrazioni pubbliche con cui lavoro, in primis le università, le considerano materiali di consumo (quindi non da restituire). Credo di averne richiesto l'acquisto verso la fine del mandato, per conservare copia delle mie attività e iniziative da consigliere. Alcune potrebbero essere rimaste nei locali assegnati al mio gruppo in Comune, fra i materiali di cancelleria. Quanto al libro, esso è certamente rimasto in quei locali – come potranno testimoniare i funzionari che erano stati assegnati al mio gruppo – locali che tuttavia al termine della consiliatura vengono destinati ad altro utilizzo, proprio mentre i consiglieri cessano dalle funzioni e gli impiegati temporaneamente distaccati tornano alle rispettive mansioni nell’amministrazione comunale. Ignoro quindi se il libro sia dove lo ho lasciato o se sia andato perduto nei traslochi successivi.
Durante i dieci anni di mandato ho acquistato con miei soldi circa 300 libri, molti dei quali per lo studio in funzione della mia attività accademica o per quella di politico, e sarebbe curioso che avessi voluto trarre un significativo vantaggio economico caricandone uno (uno!) sulle spalle dei contribuenti. Similmente per le pendrive, che peraltro io acquisto privatamente a un prezzo che è una piccola frazione di quello che ha invece speso l’amministrazione comunale, la quale dovrebbe invece disporre di procedure e strumenti atti a rendere più convenienti gli acquisti massivi.
Mi comprenderete e perdonerete se a seguito di questa mortificante vicenda, fino alla sua conclusione e probabilmente anche oltre, rinuncerò a ogni iniziativa pubblica e sociale nella città di Genova, al di fuori di quelle strettamente motivate dalla mia attività universitaria, concentrandomi sui miei studi e i miei interessi e hobby letterari.
A tutti un arrivederci che potrebbe diventare un addio. E ad alcuni il mio grazie per la stima e l’amicizia accordatemi in questi anni.
Post su Facebook di Enrico Musso