Allons enfants, giornata molto triste
Ma noi lo avevano scritto su questo sito in vari editoriali, già a febbraio scorso ed ottobre dell’anno passato:
quanto sta accadendo da tempo in Medio Oriente e nel mondo a causa dei califfi è sottovalutato e la primavera araba è, in effetti, un inverno oppure un inferno, se in un momento come questo si può giocare sulla parole.
Quanto accaduto ieri nella Ville Lumière, città simbolo nel mondo, sta generando un effluvio di parole ed immagini per cui appare difficile trovarne di ulteriori e particolari e persino originalmente efficaci per descrivere non solo un fatto devastante e di smisurata tragedia, ma anche una situazione i cui sviluppi potrebbero mutare, in futuro anche prossimo, scenari mondiali e la nostra stessa vita quotidiana. Ora però innanzitutto piangiamo i morti; la perdita anche di una sola vita umana è motivo di raccoglimento e sgomento ed il nostro animo è turbato dal fatto che, tra i quasi 130 morti destinati ad aumentare, ed i feriti, ci sono almeno 400 o 500 famiglie sulle quali è piombato l’incredibile ed hanno la vita mutata in un attimo. Ed appare persino banale ricordare come siamo davanti all’ennesima strage degli innocenti. Un rito che si ripete ogni giorno nel mondo come un tragico rituale e che, quando accadono fatto del genere, ci fa esplodere sensazioni terribili nel cuore e nella testa, squassando le coscienze di ciascuno di noi per capire se, nel nostro piccolo, facciamo qualcosa per impedire tanta ingiustizia. Al di la di ogni parola ed astenendoci da commenti politici che stridono con il dolore che sentiamo dentro di noi, ci piace e ci commuove sottolineare l’immagine di un Papa che, oggi, ha detto che non è “umano” ciò che è accaduto con lacrime, molto umane, agli occhi. E davanti a questa mattanza assurda, incredibile ed immotivata la riflessione è che ogni manicheismo ed integralismo sono nauseanti, sbagliati e portano soltanto a degenerazioni crudeli e per le quali pagano gli innocenti. E’ sempre stato così nei secoli e il progresso non ha saputo cancellare tale ignominia. I morti francesi di ieri e quelli di ogni giorno in tanti attentati a migliaia di chilometri dalla nostra terra, sono persone come noi che di Isis o integralismi vari non hanno quasi neppure cognizione. E che avrebbero avuto diritto di vivere la loro vita, con i loro affetti e le loro attività. E’ invece orribile dover continuare a raccontare tali accadimenti, sempre più simili a romanzi horror che alla realtà per quanto questa sia cruda e crudele. E le dita nel giornalista pur nel mestiere da 35 anni, diventano sempre più pesanti a descrivere la morte violenta causa fanatismo o follia delirante di chi invoca un dio e in nome di questo pensa di agire sterminando altri che neppure conosce. Le dita si sono appesantite negli anni, iniziando a battere sui tasti delle Olivetti rileggendo gli appunti presi sul notes con la biro negli anni di piombi e dei morti ammazzati innocenti dal delirio rivoluzionario di folli assassini. Ho intervistato madri in lacrime in quei momenti per aver perso un figlio che vestiva la divisa. Ucciso solo per quello. Poi narrando di malavita organizzata e pareva un delirio e che si fosse toccato il fondo quando, con altri colleghi, fummo minacciati da Br e ‘ndrangheta. Non vi fu neppure il tempo di avere paura che arrivò l’Achille Lauro, i dirottamenti aerei e l’11 settembre, quando scrivevamo già con i computer e quel giorno ci pareva la fine del mondo. “Oltre la la più crudele fantasia” e fatta dalla mano del diavolo, scrivemmo di quella strage, che pareva fosse un secondo olocausto oppure persino un film del quale attendevamo la parola fine sullo schermo. Invece era realtà, come ieri, sotto la Tour Eiffel, in una città romantica per eccellenza e che ci ha incantato ogni volta che l’abbiamo visitata con mogli, mariti, fidanzati, fidanzate, amici ed amiche, passando per quai luoghi oggi insanguinati. Città che ci ha fatto sognare lungo i Campi Elisi, sul Trocadero, navigando lungo la Senna o cenando da Chez Maxim’s. Ero in Francia ancora due settimane fa, terza volta nell’anno, perché ci è accanto e parte dei suoi territori sono quasi italiani o lo erano. Da noi, a Genova, raggiungerla è una gita. Simbiosi tra due terre attigue che rende più profonda la ferita per i sette attentati di ieri. Peggio che in guerra, con vite spezzate e la conferma che il terrorismo è vigliacco e maledetto perché colpisce gli innocenti e non è mai azione nel nome di alcuna fede o religione. Non può mai essere tale perché credere in un dio vuol dire amore e vita, mai morte. E non si può neppure parlare di bestie o animali; questi agiscono per istinto, difesa e per sopravvivere o cibarsi. Chi compie stragi, è solo una vergogna che disonora il genere umano. Nella mia lunga attività di cronista di nera ho conosciuto dei terroristi, italiani ed islamici. Per loro, guardandone occhi o mani assassine, ho provato disprezzo, schifo e disgusto.
Dino Frambati