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Erzelli: la festa è finita

Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di fare una cosa semplicissima: fare i conti, guardare le carte.

Sì, perché la storia degli Erzelli  è quella di un sogno bellissimo, ma solo virtuale.

Un sogno fondato su un presunto interesse pubblico e un sostanziale guadagno privato. E' il fallimento di una politica fondata su solidissimi legami con la rendita fondiaria, il cemento, la grande finanza che ha supportato per anni un progetto basato solo sul marketing, senza nessun accordo vincolante per i privati, nessun impegno delle amministrazioni a supportare realmente il progetto. Solo soldi che dovrebbero passare dal pubblico al privato. Una operazione da manuale , decine di milioni di euro pubblico a sostanziale sostegno di iniziative private, un indebitamento del pubblico a favore delle stesse banche impegnate nella operazione Erzelli.

E' bastata una visita di un ministro che appena nominato non era ancora entrato nella parte per scoprire il gioco. Non c'è nessun accodo tra aziende università ed enti pubblici sul progetto scientifico, non cè nessun accordo sulla occupazione ( e infatti appena firmato il contratto la multinazionale svedese ha dichiarato un centinaio di esuberi e non saranno gli ultimi, proprio nel settore ricerca e sviluppo, quello che dovrebbe essere il perno della operazione ). L'altra azienda che ha accettato di insediarsi l'ha fatto senza accettare alcun vincolo ( e nel frattempo sta licenziando i suoi dipendenti di un altro ramo d'azienda in altre città ), l'ideatore del progetto e grande propagandista è stato smentito lui che è presidente dela azienda che ha creato dal nulla  dall'amministratore delegato che non ha comperato sulla collina degli Erzelli ma a Firenze e agli Erzelli va solo in affitto, sempre beninteso che riesca a vendere le aree attuali gentilmente trasformate da aree industriali ad are a servizi nel nuovo puc, ma anche lui ha preannunciato esuberi. In tutto questo senza una strada per arrivarci, senza una linea di autobus dedicata, senza la promessa stazione ferroviaria sotto, senza il promesso parco assolutamente di la da venire. Ora si avrebbe voluto che l'università, già pesantemente indebitata con le banche per la sede della facolta di scienze della formazione, per la sede della facoltà di scienze politiche, per pagare il conto della rinuncia all'area dell'Hennebique nel porto antico ( dopo aver firmato un contratto ) si indebitase ulteriormente per pagare mutui milionari per dare appeal ad un progetto che non c'è.
L'università ha detto no. Subito il principale sponsor politico dell'operazione il presidente della regione ha dichiarato che chiedera' i danni all'università.
E' stata una farsa sin dall'inizio una operazione speculativa di banche e costruttori da cui Renzo Piano si è ritirato sprezzantemente ( non volendo firmare un progetto per villette a schiera aveva dichiarato ), che è vissuta solo nel marketing spinto e nella collusione di amministratori e tecnici che anni prima avrebbero dovuto porsi le domande che il ministro s'è posto pochi mesi fa e non l'hanno mai fatto.
Diciamo interessi privati in atti pubblici?
Diciamolo. E vediamo le carte. O meglio le veda la magistratura penale e contabile.

Andrea Agostini
Presidente Circolo Nuova Ecologia Legambiente Genova

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